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mercoledì 3 giugno 2009

Sala d'Attesa
























"Certo un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell'oggetto per se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d'immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nell'oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l'accordo, l'armonia che stabiliamo tra esso e noi, l'anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi."

Luigi Pirandello "Il fu Mattia Pascal"

Si sentiva arrivare da lontano quel rumore di ferraglia sfregata della locomotiva, cosi' grande ai nostri occhi e con il fumo vaporeo che piegato dalla velocita' lasciava dietro la scia; il macchinista sporto lateralmente ci salutava.
Suona macchinista suonaaaa!!!
Fiiiiii Fiiiiiii Fiiiiii il pennacchio piu' piccolo di vapore che sotto pressione stozzato usciva fischiando e noi contenti del riconoscimento concessoci ritornavamo felici a giocare.
Era la routine quotidiana il treno a carbone e la sorella miss Littorina, chiamata anche la Littorina fantasma quella dell'ultima corsa per Castelvetrano.

La stazione a quei tempi era bellissima vitale e viva, gente locale e turisti (chissa' da dove) in arrivo o partenza biglietti alla mano. Quella striscia di cartone rettangolare di vari colori, attestante il tragitto acquistato, veniva poi mordicchiata con nonchalance dal bigliettaio di turno: "Bigliettiii". Ricordo ancora il paesaggio direzione Agrigento.

La fontanella dallo zampillo d'acqua perenne, direzionabile tramite pollice, potabile e fresca. L'odore (o puzza dipendentemente dal naso) degli oli carboniferi e unguenti vari, la breccia tra le rotaie dove rovistando cercavo di trovare chissa' quali pietre preziose che il caso avesse mischiato durante l'estrazione.
I tesori e la bellezza della stazione erano tutte concentrate dove ora un dolce ricordo rimane ed un po' di tristezza che l'abbandono ne suscita.

Un colpo di spugna insensitivo ed insensato ha strappato tutto, neanche l'anima hanno voluto trattenersi, niente. Tutto via non serve piu'. Ed io e noi? E la stazione? Dove riposa il treno a carbone? E miss la Littorina in quale fonderia e' stata silenziata? Ma qui da noi (ed in Italia) si uccide anche per molto meno o per molto piu' dipende, altro che treni, per soldi ad esempio e per potere o viceversa o per la cronaca battezzata nera o che ne so io. L'anima metallica a carbone non fischia abbastanza forte dentro i cuori dei vari don Rodrigos. Eppure il suono e' uno squillo piacevolmente assordante Fiiiiii Fiiiiiii Fiiiiii.

Invece del treno ora l'automobile. A Castelvetrano stressati sin dall'arrivo tra clacson e parcheggi; mi chiedo di quali pensieri puo' la mente partorire mentre al volante? Descrivetemi il vostro paesaggio viaggiante.

L'autobus con orari egoistici, si stanca presto come il conducente, uno per via dei gommoni che rotola l'altro per acuta noia ripetitiva. Grazie dell'autobus, grazie di tutto quello che c'e' e che non c'e'. Li Scarioti oramai aspettano, non chiedono piu', solerti ringraziano e la stazione aspetta che il riscatto sia pagato liberandola.
Una tartaruga forse lo fara' compiendo una magia.













Foto prese in prestito (senza autorizzazione) da http://www.castelvetrano.eu/ me ne scuso in anticipo ma non ho potuto resisterne la bellezza.


Li Scarioti di Selinunte

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"E' chiaro che il pensiero dà fastidio
anche se chi pensa e' muto come un pesce
anzi un pesce e come pesce è difficile da bloccare
perchè lo protegge il mare com'è profondo il mare"