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lunedì 29 giugno 2009

Cari ragazzi dai dieci ai venticinque anni



























"Dove infatti c'è invidia e contesa, li c'è turbamento ed ogni sorta di opere malvagie" (Giacomo 3:16)

Il mio pensiero va a Peppe Fontana che da alcuni giorni manifesta attraverso i suoi scritti una situazione ultimamente tradottasi in censura da parte delle autorita' carcerarie.

Cari ragazzi dai dieci ai venticinque anni: nell'Agosto del 2007 mi decisi a dare voce a quello stato di frustrazione che da tempo mi prendeva vivendo Marinella. Nacque cosi' The People's Republic of Selinunte (la Repubblica Popolare di Selinunte) un'idea nata da un piano e dalla voglia di unita' che ancora oggi manca tra la gente della borgata. Ero e sono convinto che attraverso voi, i piu' giovani e giovanissimi, si potesse far breccia nella mentalita' a senso unico degli adulti ormai avvezzi ad una vita di stasi cronica tramandata da chissa' quale innaturale DNA.

La mia generazione e' affetta dal virus del disfattismo che, anche se con qualche anticorpo in piu' di quella precedente ahime' si ritrova allo sbando. Quella ancora prima (la generazione con sgambetto incorporato) scomparira' appisolata mormorando stranezze riguardo un ineluttabile destino con soggetto il non si puo' o il non si deve.
Questa vecchia guardia si e' autoproclamata la Repubblica delle Banane come puntualmente non manco' di sottolineare, a mo' di sfotto' e sorrisino optional, un noto personaggio che, come tutti quelli di pari stampo, credono di saperne piu' degli altri.

Questa Repubblica delle Banane ormai in via d'estinzione lascera' alle generazioni future l'attuale condizione socio-economico-territoriale che personalmente reputo peggiore di quella da me vissuta venticinque trent'anni fa. Questo fallimento lo si deve anche di misura al comportamento umano-bananifero nominato EGOISMO di cui Kant riusci' ad individuarne le sottocategorie di egoismo morale e logico.
Il primo e' caratterizzato dal conseguimento del beneficio esclusivamente personale e l'altro che permette al soggetto di reputare superflua la verifica delle proprie idee con quelle altrui evitando cosi' l'eventuale dissenso.

L'unione di queste persone che credono con miopia al beneficio personale a discapito di quello comunitario danno vita all'insieme circosrcitto dall'egoismo sociale, dove gli individui si adoperano per mantenere ed ampliare il proprio stato di vantaggio.
Nel mondo delle api questi anomali soggetti vengono soppressi perche' rappresentano una minaccia alla colonia. In quello umano i soggetti in questione dovrebbero essere rieducati invece, della colonia, sono considerati gli "sperti" (siciliano per "furbi").
I giovani di questa cerchia, geneticamente estranei a queste matematiche nefande, vengono cosi' iniziati al modus vivendi del menga, ovvero: chi c'e' l'ha in c**o se lo tenga.

Il resto della truppa, invece che unirsi per bilanciare la situazione sfavorevole, che fa? Ve lo dico io che fa, si prende letteralmente a calci nei co****ni.
Anche loro sono rimasti ciecamente infetti ma al contrario degli egoisti, che ne sono portatori sani e vedono chiaramente, questi sono malati immaginari con triage piu' o meno grave.

Questi infelici che, come gli egoisti professionali, anelano al beneficio personale e che vengono puntualmente rimandati al mittente sono caratterizzati da:
lamentela cronica, rassegnazione infettiva, confusione mentale propositiva, speranza di voto raccomandante per lui e per tutta la sua famiglia (in questo simile all'egoista anche se l'egoista ottiene risultati migliori), rifiuto al nuovo e in casi gravi ma non rari presentano personalita' non definita a causa dell'incertezza e una visione tragica del futuro.

Potrebbero trovare conforto e forza nell'unita' tribale ma preferiscono soffrire con il poco che ogni tanto gli viene lanciato dai piani superiori. Poco per pochi invece che il giusto per tutti. Sono l'anello debole della catena ed invece che estinguersi, come da naturale processo d'evoluzione, sono tenuti in vita ad oltranza; forse perche' senza di loro l'egoismo finirebbe.
Il processo e' simile a quello della mantide che per riprodursi tiene in vita il maschio durante ma non dopo la copula. Nel caso degli esseri umani invece l'inculata sembra essere temporalmente indefinita. Che dirvi errore della natura fu.

Ma ci sono anche gli altruisti e i solidali che hanno la visione del gruppo per il non gruppo.
Portatori sani di unita' e del voler fare questi che cercano cosi' di cambiare rotta, perche' solo un'evoluzione ottimistico-propositiva portera' frutti migliori e vero vantaggio per tutti, anche per gli egoisti.

Li Scarioti di Selinunti

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sabato 27 giugno 2009

La morte di M Jackson vista da un mancato fan (di CARLO_BETA)


















Michael Jackson?
Un amico mi chiede di commentare l’evento. La prematura dipartita. Non so perche’ ma la cosa mi stuzzica, anche se non so assolutamente cosa dire.
Comiciamo col dire che no, non ho pianto! E non ci sono neanche andato vicino. Pero’ un poco poco mi e’ dispiaciuto. In fin dei conti e’ morto un amico, uno che quando io ero piccolo, lui diventava una star. Anche se lui non lo sa, siamo cresciuti insieme.
In questo senso e’ simile alla morte del Papa-Santo-Subito: ha accompagnato i miei giorni da quando ero bambino e il fatto che non sia piu’ tra noi mi riguarda. La campana, quando e’ stata mediaticamente amplificata, suona sempre un po’ per tutti.

Della sua musica non diro’ molto, non la conosco a fondo, anche se volente o nolente le sue canzoni le ho sentite. Non mi e’ mai piaciuta piu’ di tanto, non mi interessa andare a ricercare i contributi che sicuramente avra’ dato alla storia del pop. Avra’ saputo cantare, lo sapeva gia’ fare a 5 anni, ballare, sfornare il disco piu’ venduto della storia della musica… per me le sue restano canzoncine.
La mia canzone preferita (anche qui senza alcuna ragione) e’ Dirty Diana.

C’era un pensiero non ben articolato nella mia testa suscitato dalle ultime news riguardo MJ. Mi riferisco al periodo precedente la sua morte ma successivo alla sue vicende giudiziarie legate ai presunti abusi su minori.

Negli ultimi mesi MJ aveva annunciato il tour della storia, 50 date alla arena O2 di Londra. 50 giorni da sold out, tanti tanti soldi in ballo (tra i 50 e i 100 milioni di dollari). Pare che questi tanti soldi dovessero, almeno in parte, andare a bilanciare i 500 milioni di dollari di debiti che (pare) il re del pop aveva.

Questo pensiero era: “Ma ce la fara’ a fare 50 date?”. Bastava leggere un po’in giro per capire che questo dubbio non era infondato.

A quasi 10 anni di distanza dal suo ultimo album Invincible, a oltre 12 dal suo ultimo tour, l’ombra bianca di Michael Jackson annuncia 10 date a Londra, che nel corso di pochi giorni diventeranno 50.

Non sono il solo ad essere scettico, insieme a tanta stampa che ama parlare del caso Jackson. Anche il gruppo americano AEG, proprietario dell’Arena, sembra non essere proprio convinto tanto da pretendere una prova della sua idoneità fisica a stare sul palco ottenendo un'assicurazione nel caso la star dovesse ammalarsi e cancellare le performance in calendario.

Le prime 4 date erano programmate per luglio 2009, le altre 46 nel 2010. A qualche settimana dal debutto viene annunciato il rinvio della prima serata di qualche giorno mentre per le altre tre i fan dovranno aspettare marzo 2010, il tutto per motivi organizzativi non meglio precisati… qualcosa non va.

Ad ogni modo la data della prima e’ il 13 luglio. In fondo vicina, l’attesa sta per terminare. Manca poco e almeno in parte lo scetticismo generale potra’ essere smentito. Anche una sola sera, un solo concerto neanche chissa’ quanto lungo stroncherebbe quell’orribile pensiero di sottofondo: come puo’ quello scheletro mutante anche solo stare in piedi sul palco, figuriamoci cantare e ballare?

Forse e’ questo che veramente mi rattrista della sua morte: non vedro’ come andra’ a finire questa storia dei 50 concerti. Non sapro’ se il tour dei record sarebbe stato all’altezza della sua formidabile carriera. Se questa sfida contro gli anni e la malattia lo avrebbe ulteriormente consacrato o se avrebbe gettato un po’ di ombra sui suoi scintillanti vestiti da leggenda del pop.

La morte ha sciolto ogni dubbio e cosi’ la leggenda non e’ stata scalfita. Del resto l’amore e la venerazione dei milioni di fan non era stata intaccata da eventi ben piu’ imbarazzanti di un concerto rinviato o piu’ o meno riusciuto.

Ora resta spazio per il mistero che seguira’ la sua morte, e tuttavia anche il mistero e’ un atto dovuto nei confronti di una star che si avvia a percorrere la strada dell’immortalta’ riservata ai miti della musica. Perche’ Michael Jackson ha lasciato la scena che non e’ piu’ riuscito a calcare e si e’ cosi’ consegnato all’eternita’ del mito.

1) Scrivi il titolo di una canzone
2) Premi "Get Tunes" e...goditi l'anteprima



Li Scarioti di Selinunti
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mercoledì 24 giugno 2009

Meno uno





















Un paio di giorni addietro entro sul mio facebook e scopro con orrore un membro in meno nel gruppo di "Li Scarioti di Selinunti". Mi prende un pochino male la mia punta d'orgoglio comunemente umana si fa sentire. Subito dopo mi stabilizzo e vado avanti, leggo, commento faccio un giro le solite cose.

Ripenso in maniera infantile al "tradimento" perpetratosi e che se a qualcuno non e' piaciuto quello che ho pubblicato nell'ultimo post in bacheca, dato che la sortita e' avvenuta dopo il mio scritto, doveva perlomeno lasciare un commento del perche'. Mi do una pacca sulla spalla con un: "ma chi se ne frega".

Finalmente la verita' arriva lucida "salvandomi". Chiunque puo' non essere daccordo con il pensiero di un altro, con le altrui affermazioni e convinzioni. Tutti abbiamo il diritto di dissentire, non replicare, non condividere e quindi dissociarsi. Democrazia.
Ne sono uscito vincitore.

Giustamente la parola "POLITICA" di questi tempi schifa pero' a votare "pi l'amicu di l'amicu di me cucinu" oppure no si ci va e ci sono andato...ma allora cosa fa piu' schifo? Come si possono cambiare le cose senza essere nella posizione di poterle cambiare? Come si puo' vincere senza giocare? Si puo' fare politica senza essere un politico? Ma sta' politica cos'e?
Perche' di politica si parlava e di un paio di scarioti meritevoli, quindi o l'uno o l'altro.

Poi oggi leggo divertito, senza stupirmi piu' di tanto, l'articolo di Egidio Morici sull'arte di governare una citta' dal titolo "Caos in consiglio: Chi è d’accordo rimanga seduto…” e quello meno recente di Giuseppe Fontana sull'arte di sopravvivere dal titolo "Socialismo di Mutuo Soccorso: è ora che si passi ai fatti!". Altro che iscrizioni ai gruppi di facebook penso io! Tutto ora ha un'altra prospettiva, il contenitore non ha piu' importanza e come dice il mio amico Giuseppe Cottone "li nummari a la banca!".
Altro che click click click.

Sono contento che siamo uno/a in meno perche' less is more come dicono gli Inglesi. La causa non e' il blogpensiero di qualcuno e neanche il gruppo su facebook che raggiunge i centomila iscritti, qui si parla di liberta' e futuro.

Liberta' dal giogo clientelistico servilista con la ripresa della politica e per mezzo di questa lavorare per il bene di tutti immaginando il futuro. Quanto questo sia utopico lo decidiamo noi ed i nostri rappresentanti.

La diversita' arricchisce, il singolo e' debole e le formiche sono organizzate attraverso un'intelligenza collettiva che si traduce in:
anche se non tutti ci piaciamo poco importa il fine, se comune, e' l'unica cosa su cui puntare.

Li Scarioti di Selinunti

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giovedì 18 giugno 2009

Geotrupes Stercorarius











"Avrai anche un posto fuori dell'accampamento e là andrai per i tuoi bisogni. Nel tuo equipaggiamento avrai un piuolo, con il quale, nel ritirarti fuori, scaverai una buca e poi ricoprirai i tuoi escrementi. Perché il Signore tuo Dio passa in mezzo al tuo accampamento per salvarti e per mettere i nemici in tuo potere; l'accampamento deve essere dunque santo, perché Egli non veda in mezzo a te qualche indecenza e ti abbandoni."
Deuteronomio xxiii


Sono finiti i tempi dei pioli e delle buche di ritirata descritti nel Deuteronomio, almeno per chi non abita in villaggi lontani dai servizi a noi cosi' comodamente disponibili. Con la cascata da sciacquone consegnamo il fertilizzante combustibile a peggior vita visto che lo si potrebbe recuperare e riutilizzare come invece fa il nostro amico stercoraro. Scarabeo e non scarafaggio.

L'accampamento comunque rimane e dal momento che gli insetti rappresentano grosso modo i due terzi delle specie viventi è inevitabile che siano un elemento chiave per il funzionamento degli ecosistemi terrestri da cio' se ne deduce che conservare la natura e conservare gli insetti sono due facce della stessa medaglia.

Il nostro rappresentante Belicino che non per far suo si e' ritrovato nel bel mezzo di diatribe umane riguardanti lidi ed ombrelloni e' un insetto alquanto interessante, nel suo piccolo capace di imprese incredibili.

Essendo coprofago rimuove gli escrementi, favorisce la fertilizzazione ed il rimescolamento del suolo ed in tempi passati contribuiva al non propagarsi di malattie infettive dovute a situazioni di scarsa igiene pubblica.

Nei suoi pochi centimetri sono concentrati tenacia, un incredibile resistenza al lavoro e sorprendentemente, al contrario di altri insetti, il maschio aiuta la femmina nella preparazione del nido, delle provviste e quindi nel prendersi cura delle larve. Un vero "patri di famigghia".

Cercare, appallottolare, trasportare ed interrare.

Di giorno entrambe i sessi escono dalla loro tana e vanno in giro a recuperare il cibo cacchifero, diligentemente rotolano le palline confezionate e le stipano nel sottosuolo lasciandomi stupefatto quando scopro che durante il corso di una notte un singolo individuo riesce a trasportare e tumulare quasi 1000 centimetri cubici di sterco, ovvero un cubo di 10 centimetri di lato.
Con curiosita' ho calcolato che 12 esemplari possono far scomparire, nel lasso di tempo appena menzionato, un abbondante profiterole di cavallo.

Sul palcoscenico della riserva l'erba cresce vicino e attorno le sponde del Belice, dal tesoro nascosto sotto la superficie il potassio l'azoto ed altri minerali si trasformano in piante e fiori protagonisti, assieme allo scarabeo, dello spettacolo di madre natura.


Li Scarioti di Selinunti

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sabato 13 giugno 2009

La terra dei vitelli Etruschi non e' piu' fertile






















l'Italia del bel paese storce il naso dinanzi alla sua immagine riflessa, alla sagoma di una realta' ormai illusiva e distorta. Siamo al cospetto di un paese che nel giro di un ventennio e' mutato in maniera per certi versi drasticamente e di bel paese non mi sento piu' di parlare, piuttosto calimero.

Un Italia dove le scappatelle ed i festini di Berlusconi sono articoli da prima pagina con serate televisive a tema, dove le ronde Padane e Nere sostituiscono l'ordine costituito, dove l'immigrazione clandestina e' lasciata senza una soluzione umanamente ragionevole, dove Gheddafi in ricordo di Lockerbie e Ustica pianta la sua tenda, la giustizia e' da girone infernale e la criminalita' organizzata e' "una e trina" anzi quadrupla.

L' identita' nazionale Italiana, calcio a parte, sembra un qualcosa d'innoculato, un'unita' piu' da vicinato che patriottismo sentito; dialetticamente, culturalmente, culinariamente variegata. E' questo ci puo' anche stare, anzi direi che questo multicolore e' uno dei punti di forza del nostro paese. Quello che preoccupa e' la diluizione di queste differenze e lo standardizzarsi sociale. Che significa essere Italiano?

Lasciamo perdere Berlusconi, lasciamo perdere la partitocrazia ed i favoritismi, la corruzione, il voto di scambio che della democrazia ne e' il tumore, lasciamoci perdere siamo poco seri.
L' Europa lo sa e l'Opel pure.

La vacca Italia e' stata munta ormai da troppo tempo, di latte ora ne produce poco e i vitelli hanno contratto i debiti dei vaccari che continuano a stare bene. La cosa tragica e assurda e' che durante tutto il tragitto ai vaccari non e' fregato nulla del destino dei vitelli. E' stato un processo anomalomammifero. Neanche piu' il mangia e fai mangiare a cui (ahime') ci avevano abituato. Sembra di essere ritornati alla stasi Medioevale dove pero' gli invasori sono i conquistati e la sfiducia e' autoinflitta.

Non ci rimane che rigiocare la partita perche' questa e' giunta al termine e scegliendo l'arbitro imparziale mettere tutti assieme la palla al centro stando attenti agli autogol.


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lunedì 8 giugno 2009

Accia non e' Pitrusinu


Il prezzemolo (Petroselinum Crispum) sta' bene sulle patate lesse, sui funghi oppure sul pesce. Cresce spontaneamente nelle zone a clima temperato e quindi anche in Sicilia.

Del sedano (Apium Graveolens) a me piace la varieta' dulce (Sedano da Costa) di cui il picciolo carnoso sgranocchio fresco dal frigorifero. Sta' bene nelle insalate e viene utilizzato nei soffritti per la preparazione delle zuppe. Cresce naturalmente vicino le zone umide ad esempio le sponde dei fiumi e mal si adatta a quelle siccitose.

Tempo addietro arrivarono dalle nostre parti i Megaresi di Hyblaea che unitisi ad altri Greci venuti di proposito dalla madrepatria fondarono una colonia tra due fiumi; il Belice (Υψας, Ipsas) e il Modione (Selinos, Selino) e la chiamarono Σελινοῦς (Selinoús) Selinus in latino, nome preso dalla pianta che spontaneamente cresceva e forse ancora cresce vicino le sponde dei fiumi sopracitati.

La traslitterazione dall’italiano al Greco di prezzemolo e’ Μαϊντανός (maidanós) invece quella per il sedano e’ Σέλινο (sélino) o in Greco antico Σέλινον (sélinon) con una enne finale in piu’. Eppure molti siti internet turistici nostrani compreso quello dell’Azienda Provinciale di Trapani che descrivono con autorita’ la storia di Selinunte attribuiscono erroneamente la radice (guardacaso si tratta di piante) di provenienza del nome della colonia Megarese al prezzemolo piuttosto che al sedano. Non parliamo poi di alcune indecenti traduzioni in Inglese che volendo essere buoni fanno sorridere.

Ora dato che il nome e la storia di Selinunte valgono molto di piu’ di una insalata o delle patate bollite pregherei gli avventurieri di storia antica di non copiare ed incollare sempre i contenuti trovati su internet senza averne perlomeno verificato la fonte.
Per l'abbaglio preso dagli autori del testo sul sito della provincia lascio a voi le considerazioni.

Per l'aiuto con il Greco Antico ringrazio il mio amico Evangelos K.


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sabato 6 giugno 2009

Lu dna di li ricchizzi























Mi ricordo di un signore in giro per le strade di Marinella. Mi e' capitato piu' volte di vederlo passare quando dalla lezione la liberta' sceglievo guardando fuori dalla finestra. Oltre il cortile e la recinzione filospinata della scuola media scendeva appiedato.
Veniva da Castelvetrano e raccoglieva firme.

Non ricordo per quale importante causa in cuor suo lo facesse ma rammento che era sempre intento a farlo. Come e' nostra usanza qualcuno lo derideva, io lo trovavo mite e garbato, non credo di averlo mai sentito parlare e se lo fece non ricordo la sua voce. Ricordo invece vagamente il suo volto e del nome il suono mi e' rimasto alla memoria.
Tutti lo chiamavano Professore Lombardo.

Non ricordo se prima o dopo la sua morte i camion carichi di terra facevano la spola da chissa' dove per recintare il cuore di Marinella e confezionarlo. Ricordo che di li a poco non giocai piu' a pallone vicino al tempio G.

Forse da qui comincia il periodo di rottura la perdita d'identita'. Forse un'identita' non c'e' mai stata e sono io che di amor trabocco e di unita' fremo.

Facevamo l'ora di ginnastica tra i ruderi di civilta' lontane e le gare di corsa veloce, scalavamo tra le braccia di pietra una madre silenziosa. Ne sento ancora l'abbraccio e i misteri che in cuor mio i grovigli di pietre e gli anfratti suscitavano. Silenzioso guardavo le lucertole al sole.
Ci raccontavano di storie di giganti che respiravano tra le pietre e del lamento giuravano di averne sentito il suono. Io l'orecchio porsi molte volte e del silenzio ne capii il respiro; Σελινούς.

Il professore Lombardo girava da casa in casa sentii dire raccogliendo le sue firme imperterrito, mentre a scuola il professore d'artistica gridava alla scempio. Io non mi fermai piu' aspettando al passaggio a livello, la strada era mozzata.

Giocammo nel cortile quel giorno, il filospinato divento' per magia piu' spinoso e guardingo, aldila' di quello il tempio E veniva inghiottito dalle dune.

Ho imparato che Il nome delle cose e quindi la loro diversificazione e' importante. Quando pronunciamo un nome, un oggetto un sentimento diamo in quell'istante vita ad un qualcosa di inafferrabile sgorgato da sillabe senza tempo. L'uomo ha dato un'anima alle cose chiamandole per nome.

Le dune sono bellezze naturali, evocano storie d'Oriente, di beduini nel deserto e di scorpioni. Anche il recinto terroso innalzato in sostituzione dei templi ha un nome ma non di duna battezzato ma terrapieno. Se le chiami dune ti viene voglia di salirci su. Se lo chiami terrapieno?

Chissa' il professore Lombardo come le avrebbe chiamate, non so' neanche se era quella la sua causa. Dune non dune, area pedonale non area pedonale, porto o parcheggio, depuratore funzionante depuratore non funzionante, asfalto o fiori, turismo di massa turismo ecosostenibile, ombrelloni o scarafaggi, compromesso o dignita', favori o diritti, dio o mammona.


Li Scarioti di Selinunte
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giovedì 4 giugno 2009

Lu Palangaru di li Disonesti




















la politica di sti curnuti e' comu lu palangaru pi li pisci
cchiú ámura ci su pi li vucchi megghiu a bordu s'appitisci

ma pisci morti su chiddi piscati
picchi un si movinu e arrestanu ammagghiati

li cianchi spurpanu e sputanu li testi
di sti pisci pigghiati arrestanu sulu li sicchi reschi

iddi tornanu cu atri lenzi nta stu mari
e puru li reschi si cuntentanu di piscari

lu palangaru stavota pari diversu
ma a bordu lu piscaturi e sempri iddu, lu stessu

si di pisci iu a moriri piscatu
cu l'ammogghiu vogghiu essiri manciatu

picchí si sta fini tutti amaffári
cuntentu vogghiu essiri d'ammagghiari

di li cristiani hannu a ristari ossa e testi!
allura vogghiu campari nta lu munnu di li giusti

un dumannu ne lu postu ne lu suvecchiu
ma di lu piscaturi piscatu di chiddu onestu

Immagine di collage realizzato da Alice Pazzi dal titolo Pesci all'Amo


Li Scarioti di Selinunte
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La Repubblica Militare Italiana



























Elenco delle basi e installazioni militari degli USA in Italia

In Italia ci sono 90 bombe nucleari americane 50 nella base di Aviano e altre 40 in quella di Ghedi Torre, in provincia di Brescia. La loro presenza ha un'importanza militare limitata per gli Stati Uniti, ma risponde anche ad esigenze politiche del governo italiano, che vuole avere voce in capitolo nella Nato. Sono tutte del tipo indicato dal Pentagono come B 61, che non si presta ad essere montato su missili ma può essere sganciato da cacciabombardieri.

"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."

Ogni due di Giugno la tv nazionale ci propone la parata militare della Repubblica mi ricordano in miniatura quelle Russe in Technicolor su Discovery. Queste dovrebbero pero' essere non una dimostrazione di forza bensi' il festeggiare la fondazione della Repubblica. Ma se dobbiamo festeggiare perche' le parate militari?

Qualcuno di voi in lettura ha mai pensato di fare una festa con armi e divise? Ma che festa e' il guardare per ore lo sfilare di militari, camionette, moto e cavalli muniti di fante sovrastati da aerei da combattimento? Ipocrisia e' il ripudiare la guerra festeggiando con l'esibizionismo militare.

Fatto rimane, si dice una cosa e se ne fa un'altra in questo paese e anche a Marinella. Parola e verita' sono quasi sempre in contrasto, tra il dire ed il fare, la lingua l'unica parte del corpo umano la cui funzione non e' mai certa quando adibita alla parola.

Ma sugnu scariotu e li cosi li viu anchi senza chi mi dicinu nenti, puru li minzogni viu trasfurmarisi nta chiddu chi sunnu; paroli senza dignita'. E allura evviva la paci di li bummi!

"Il falso è suscettibile d'una infinità di combinazioni, ma la verità ha solo un modo d'essere."


Li Scarioti di Selinunte
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mercoledì 3 giugno 2009

Sala d'Attesa
























"Certo un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell'oggetto per se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d'immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nell'oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l'accordo, l'armonia che stabiliamo tra esso e noi, l'anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi."

Luigi Pirandello "Il fu Mattia Pascal"

Si sentiva arrivare da lontano quel rumore di ferraglia sfregata della locomotiva, cosi' grande ai nostri occhi e con il fumo vaporeo che piegato dalla velocita' lasciava dietro la scia; il macchinista sporto lateralmente ci salutava.
Suona macchinista suonaaaa!!!
Fiiiiii Fiiiiiii Fiiiiii il pennacchio piu' piccolo di vapore che sotto pressione stozzato usciva fischiando e noi contenti del riconoscimento concessoci ritornavamo felici a giocare.
Era la routine quotidiana il treno a carbone e la sorella miss Littorina, chiamata anche la Littorina fantasma quella dell'ultima corsa per Castelvetrano.

La stazione a quei tempi era bellissima vitale e viva, gente locale e turisti (chissa' da dove) in arrivo o partenza biglietti alla mano. Quella striscia di cartone rettangolare di vari colori, attestante il tragitto acquistato, veniva poi mordicchiata con nonchalance dal bigliettaio di turno: "Bigliettiii". Ricordo ancora il paesaggio direzione Agrigento.

La fontanella dallo zampillo d'acqua perenne, direzionabile tramite pollice, potabile e fresca. L'odore (o puzza dipendentemente dal naso) degli oli carboniferi e unguenti vari, la breccia tra le rotaie dove rovistando cercavo di trovare chissa' quali pietre preziose che il caso avesse mischiato durante l'estrazione.
I tesori e la bellezza della stazione erano tutte concentrate dove ora un dolce ricordo rimane ed un po' di tristezza che l'abbandono ne suscita.

Un colpo di spugna insensitivo ed insensato ha strappato tutto, neanche l'anima hanno voluto trattenersi, niente. Tutto via non serve piu'. Ed io e noi? E la stazione? Dove riposa il treno a carbone? E miss la Littorina in quale fonderia e' stata silenziata? Ma qui da noi (ed in Italia) si uccide anche per molto meno o per molto piu' dipende, altro che treni, per soldi ad esempio e per potere o viceversa o per la cronaca battezzata nera o che ne so io. L'anima metallica a carbone non fischia abbastanza forte dentro i cuori dei vari don Rodrigos. Eppure il suono e' uno squillo piacevolmente assordante Fiiiiii Fiiiiiii Fiiiiii.

Invece del treno ora l'automobile. A Castelvetrano stressati sin dall'arrivo tra clacson e parcheggi; mi chiedo di quali pensieri puo' la mente partorire mentre al volante? Descrivetemi il vostro paesaggio viaggiante.

L'autobus con orari egoistici, si stanca presto come il conducente, uno per via dei gommoni che rotola l'altro per acuta noia ripetitiva. Grazie dell'autobus, grazie di tutto quello che c'e' e che non c'e'. Li Scarioti oramai aspettano, non chiedono piu', solerti ringraziano e la stazione aspetta che il riscatto sia pagato liberandola.
Una tartaruga forse lo fara' compiendo una magia.













Foto prese in prestito (senza autorizzazione) da http://www.castelvetrano.eu/ me ne scuso in anticipo ma non ho potuto resisterne la bellezza.


Li Scarioti di Selinunte
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martedì 2 giugno 2009

Il Catrame della Riconciliazione


























Che gioia quando il catrame "momentaneo" viene gettato sulle strade scarificate di Marinella.

(Selinunte la lasciamo guardare dall'alto di lu fusu di la vecchia per il momento).

Sembra un serpentone che cresce a meta'. Meta' oggi meta' domani e poi chissa' se le linee bianche della mezzeria saranno dipinte e quanto dopo. Delle linee esterne di rimessa laterale non abbisogna la statale; l'erba natural-biologica ingiustamente chiamata fratta comincera', molto presto, a delimitare l'arte del catrame e della vomitevolmente complicata filosofia politica.

L'asfalto e' a buon prezzo dalle nostre parti, lo produciamo con considerevoli ritorni per chi lo dona con amore e poi ha la caratteristica di riproporsi automaticamente durante i periodi elettorali. Un asfalto d'urna. Le tecniche di asfaltaggine rispondono solo alle leggi non chimicofisicostrutturali ma a quelle semplicistico inculatorie, quindi concorderete con me, non fatte per durare ma per coprire e riproporsi.
Un bianchetto vestito di nero. Che nostalgia li carruzzati e lu pruvulazzu, cose vive da vivi e dal colore piu' rassicurante. E se si facesse un passo indietro?

Marinella si ripropone per la stagione abortoturistica con un bel mantello nero nuovo nuovo. Decoro! Decoro! Urla l'Urlo e quelli di I Love, c'e' l'abbiamo fatta e' finita, il comune ci ha regalato una montagna di catrame!
Ma questo e' solo l'inizio rassicurano tutti, arriveranno anche i fiori e le facciate ridipinte, gli spettacoli pirito_tecnici e gli ombrelloni piantati, piantumati stratificati e quantaltro vorrete basta accordarsi, senza gridare.
Si si tutti daccordo, faremo il possibile per come dite voi, per ora un po' di catrame, piano piano, le idee ci sono eccome! I voti pure! Tutti ne hanno una di idea (formidabile e l'unica soggettivamente vera), anche se un pizzico diversa ma non accumunabile ad altre se non con
qualche modifica inciuciatoria se possibile. Comunque diversa.
Diversa.

La negativodiversicazione, quella che annulla tutto, spalmata sotto quel catrame che unisce. Il catrame della concordia.
Senza unita' d'intenti, sospettosi perche' l'altro sta' sicurissimamente cercando un proprio tornaconto. Ma cchi vo' fari lu capitanu?

Che stretto questo manto che soffoca, che tarpa le ali, che rassegna ed insegna al niente cambia mai. Ma non sappiamo perche' niente si puo' cambiare; e' un assioma culturale* il nostro.

*(leggi culturale come: "sabbie mobili merdaiole")

Ogni tanto delle bolle salgono dal fondo della pentola che non bolle veramente mai. In superficie c'e' freddo, sei solo o due o tre, quasi un pazzo, un ridicolo, un emarginato che non accetta il sistema delle cose veni sfuttutu. Accussi' e'!
I cavalieri, i guerriglieri, i liberi sono lasciati senza seguito ne consenso, non hanno capito da che parte stare dicono, invece quelli hanno capito benissimo la giusta parte, ma non ci stanno. Non stanno dalla parte del catrame. Da quella della Liberta' d'asfalto proprio no.

A Gianvito non bruciavano le piante dei piedi sull'asfalto estivo, quello ondulatamente caldo.
Lui il catrame lo calpestava fiero, lui come me. Gianvito e le cannucce di tubi di rame lunghi da tagliare a misura, usate poi a mo' di arma bianca e caricate a "pitini" di eucalipto o se andavi a
cercare bene, il lusso del caccamo da spolpare.
Che polmoni Gianvito, il suo soffione ci faceva temere la sua cannuccia e la bocca caricata a raffica.
E poi il mare...

Lu fusu di la vecchia, dall'alto della sua statura statuaria se ne ride beffarda. Gianvito continua da un'altra parte. Io voglio. Gli altri non si sa.

Con affetto a Gianvito Matteucci anima di Scirocco, della vita sensibile guerriero.

"Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera"


Li Scarioti di Selinunte
Continua...