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lunedì 14 dicembre 2009

Un souvenir per Berlusconi




















Anche sul caso dell'attacco al Presidente del Consiglio gli Italiani si dividono.
Sembra essere sempre una scelta tra l'essere pro o contro Silvio Berlusconi, come se da lui dipendesse sempre tutto anche le nostre considerazioni di carattere prettamente umano.
Mettiamo ad esempio che l'altro ieri fosse uscita questa notizia sui quotidiani:
"Anziano 72enne ferito al volto da uno squilibrato. L'anziano stava per entrare in macchina quando un uomo gli si avvicina e lo colpisce tirando un oggetto con violenza sul volto della vittima. Portato all'ospedale gli si diagnosticano una ferita lacero contusa al labbro, un paio di denti rotti ed il setto nasale danneggiato. I dottori lo danno guaribile con una prognosi di venti giorni".

Vorrei chiedere a tutti gli Italiani, in questo caso, come commenterebbero la notizia e come valuterebbero il gesto dello squilibrato.
Ne farebbero un caso politico? E se si, un naso rotto e' da considerarsi piu' di destra, di sinistra o di centro?
Se proprio non si vuole considerare che il gesto violento sia stato perpretato da un uomo sotto cure per motivi mentali, che si prenda almeno partito: chi accetta la violenza come metodo politico e chi preferisce le idee e le argomentazioni, perche' e' questo che c'e' al centro di questa brutta storia. Si sottointende che in quanto la vittima e' Silvio Berlusconi allora la botta se la prende e a ragion veduta. Il vecchietto 72enne si trasforma in simbolo del male.

Credo che questo macabro consenso da parte di alcuni, tanti, forse troppi, sia sintomo di un pensiero che porta a percepire come invincibile, politicamente invincibile, il nemico Berlusconi. Nel vederlo ferito e sanguinante viene appagato un senso di rivincita. Io personalmente preferirei che il nostro Presidente del Consiglio finisse la sua carriera accettando (ma non lo fara') di essere processato oppure battuto politicamente per opposizione piu' credibile e costruttiva. Oppure ad Hammamet.

Vero e' comunque che le affermazioni di Di Pietro sono da considerarsi un autogoal e che Rosy Bindi forse e' ancora risentita dall'intervento del premier a Porta a Porta. Ma e' pur vero che le accuse di atto terroristico da parte di Bossi sembrerebbero eccessive se non si considerasse che ad esternarle sia stato uno della Lega, che il PD non sa piu' che pesci prendere, il PDL e' intento alla Haka, che l'UDC, dopo i cannoli, non sa' piu' da che parte buttarsi e che Fini continua a baciare Silvio tra gli ulivi del Getsemani.

Quel che forse e' probabile e' che da tutto questo polverone mediatico il Silvio, gia' considerato vittima di Spatuzza, ne risorga politicamente piu' forte; perche' in questa Italia, al momento, l'instabile sembra non essere solo Massimo Tartaglia.

Continua...

sabato 12 dicembre 2009

Liriche di Palma Mineo



























La Sala Consiliare del Comune di Trapani (Palazzo Cavarretta) ha ospitato degnamente la presentazione della silloge di liriche in dialetto siciliano “Dattuli”, della poetessa trapanese Palma Mineo. Presente una larga rappresentanza di poeti locali, oltre al Presidente del Consiglio Comunale di Trapani Katia Bucaria (particolarmente attenta a questo tipo di iniziative nel territorio), il Presidente dell’Unione Maestranze ed altri validi rappresentanti. Hanno dato un valido contributo alla ‘spettacolarizzazione’ della serata, il poeta Maurilio Savona ( apprezzato interprete di alcune composizioni della Mineo) e la cantante folk Veronica Billone (ben supportata alla chitarra da Monica D’Aleo) . Brillante come sempre l’organizzazione della manifestazione curata dal poeta dialettale Nino Barone e patrocinata dalla Associazione ALAS JO’ di Buseto Palizzolo.

NOTA CRITICO-INTRODUTTIVA (di Giuseppe Ingardia)

La “Song Poetica Siciliana” di recente costituzione in seno all’Associazione Alas Jò di Buseto Palizzolo, si arricchisce di un’anima eletta e sensibile come quella della poetessa trapanese Palma Mineo che –per la prima volta in assoluto- ha dato alla stampa una raccolta di poesie, tutte in dialetto. Premetto che nelle liriche di ‘Palmina”-come ci piace chiamarla affettuosamente- rifuggono le perfezioni stilistiche o metriche che in tanti magari ricercano spasmodicamente. Parallelamente pero’ vengono fuori messaggi e sentimenti che affondano le loro radici nei valori e nelle antiche tradizioni, per approdare ovviamente alle problematiche dei nostri giorni, alle quali la nostra amica cerca di dare con grande modestia la sua “ricetta” che racchiude tanta saggezza ed una incommensurabile dose di umanità e solidarietà per Lei evidentemente capostipiti morali, per meglio capire “il giusto senso della vita”. Da quanto mi risulta deve il suo avvicinamento alla poesia siciliana, anche all’amica poetessa Lina Clorofilla, altra anima nobile e versatile della nostra terra che per anni ha condiviso con la Mineo , buone proficue pause estive a Salinagrande e dintorni.

Palmina puo’ essere considerata a ragione il simbolo di tutte quelle donne che – colpite duramente da una natura matrigna- alla fine riescono a conquistarsi con grandi sofferenze ed amare lacrime, spazi affettivi ed operativi nella vita e nella società in cui il destino le ha collocate. Va sottolineato quindi quanto importante sia stato per Lei essersi avvicinata al mondo poetico trapanese.

Poesia innegabilmente per la Mineo equivalente di riscatto e rivendicazioni (…cu carta e pinna fazzu lu me disegnu: di chiddu chi viu o chi nto’ cori tegnu…), giusto premio alla sua infinità umiltà che resta valore aggiunto ed inscindibile per chi vuol meritare di “salire sempre più in alto”. Davvero tanto di cappello al suo sviscerato amore per il nostro dialetto (“dumannu scusa ad ogni prufissuri chi giustamenti ‘nsigna l’italianu… pero’ ‘u me cori parla ‘n sicilianu”; ed ancora “…ma pi furtuna st’jornu comu aeri… nascinu figghi saggi e battagghieri, ch’ancora difènninu stu dialettu…) che consente di scoprirla femminista (‘n ogni travagghiu veni ormai apprizzata; ‘n pulitica sai certu cumannari; e tanti voti puru si’ scinziata). Di vederla smaterializzarsi per divenire gabbiano leggiadro, custode in emozionanti evoluzioni su di un mare che la carezza dolcemente; o inneggiare a Trapani ‘terra di suli e sali’; di sognare ad occhi aperti al chiaro della luna (mi sentu picciridda comu tannu, mentri la luna mi canta alavo’). Cos’altro poteva partorire una… Palma che alla fine seppe apprezzare il nome assegnatole dalla Madre (…biniricu cu porta ‘u nomu miu, pi’ nun siccàri st’arvulu di paci dopu chi sugnu morta puru ju..), un nome che ci richiama alla Domenica delle Palme dei Cristiani?. ….Dattuli (traduzione di datteri di palma), ovvero frutti maestosi e puri , spicchi di cuore che la nostra omonima poetessa vuole offrire con grande generosità e fare assaggiare ai lettori ed a chi è pronto a recepire il messaggio di pace che viene circuitato dallo sventolio di un ramo di palma magicamente unito al ramoscello d’ulivo.
Giuseppe Ingardia

Continua...