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martedì 29 settembre 2009

Il Sindaco revoca io rispondo



















Dopo la seguente comunicazione del Sindaco di Castelvetrano mi sono preso la briga di rispondere chiedendo chiarimenti.

Il Sindaco della città di Castelvetrano, Dr. Gianni Pompeo, nella giornata di venerdì u.s. ha firmato il provvedimento di revoca del mandato assessoriale per la sig.ra Daniela Saporito. Il primo cittadino, nel ringraziare la sig.ra Saporito per la collaborazione prestata, intende precisare che l’interruzione del rapporto non scaturisce da problematiche di natura personale, bensì da contingenti fattori politici.

“Ringrazio la sig.ra Saporito per l’entusiasmo manifestato nella risoluzione di alcune problematiche del territorio- afferma Pompeo- seppur con qualche sbavatura dovuta, per lo più, all’inesperienza nella gestione della cosa pubblica. Ma bisogna prendere atto del venire meno delle condizioni politiche che ne avevano determinato la nomina nello scorso mese di marzo.

E’ necessario precisare che la sig.ra Saporito, benché tecnico non appartenente a nessun partito politico, e priva di riferimenti di consiglio comunale, veniva nominata su sollecitazione del deputato regionale Giulia Adamo, che assunse impegni con lo scrivente per l’arrivo in città di finanziamenti tendenti alla risoluzione di problematiche difficilmente risolvibili con le risorse del bilancio comunale- conclude il sindaco- da allora solo incontri e promesse mai concretizzatesi .”


Egregio Sindaco Pompeo ma che vuol dire che le condizioni politiche presenti a Marzo 2009 per la signora Saporito, responsabile alle frazioni, ora non ci sono piu’?
Dato che come me, la maggior parte dei cittadini non e’ ferrata (e non lo deve essere) riguardo manovre e condizioni politiche favorevoli o sfavorevoli, ci puo’ spiegare in maniera decifrabile perche’ abbiamo pagato lo stipendio all’assessore Saporito?

A maggior ragione se questi denari sono poi risultati investiti senza nessun ritorno di sostanza, perche’ l’operato dell’assessore ha fruttato risultati opinabili; anzi viziati, come lei afferma da “…qualche sbavatura” d’inesperienza.
Quindi per farla breve abbiamo pagato una persona con poca esperienza amministrativa della cosa pubblica la quale pero’ ad Aprile affermava: “Sono moglie di un imprenditore e conosco le problematiche”. Rassicurante vero?

Signor Sindaco nostro dipendente, vorremmo capire e conoscere meglio il suo metodo di selezione del personale, anche per evitare di pagare altre costose sue gaffe e per rassicurare i cittadini di avere sul libro paga persone capaci all’espletamento delle funzioni istituzionali loro affidate, Lei compreso.
Ma e’ colpa di Giulia Adamo allora? Da chi dobbiamo essere risarciti?

Ma poi signor sindaco pure smemorato? Premurosamente ci scrive “…benché tecnico non appartenente a nessun partito politico”, ma la signora Saporito nel Marzo 2009 non era nelle file del PdL? (fonte: www.trapanioggi.it/?p=2575)

Ci vuole gentilmente chiarire, per evitare equivoci, queste avverse condizioni politiche (alleanze?) venute a mancare e poi delle promesse “da marinaio” di natura economica finalizzate a pompare lo scarno bilancio comunale (come si intuisce dal suo comunicato) da parte del deputato Giulia Adamo?
Promesse disattese, condizioni politiche, nomine di persone inesperte, soldi nostri mal spesi, revoca della carica.
Ma poi quali sono le “problematiche difficilmente risolvibili” che necessitano di aiuti finanziari?

Le frazioni perdono l’unico responsabile di riferimento con cui la gente poteva almeno relazionarsi.
Ma non ne sentiremo la mancanza perche’ la situazione precedente al Marzo 2009 e’ la stessa di sempre anche oggi, tranne che per due buchi. Uno attraverso la banchina del porticciolo abusivo l’altro quello praticato alle casse comunali per lo stipendio dell’Assessore cosi’ precocemente scaricato.

Un qualunque manager del privato con i suoi decennali “risultati” sarebbe stato silurato.
L’unica cosa chiara, signor Sindaco, rimane che della “bomboniera” Selinunte, dell’odore della “menta” e del “rosmarino” che dovevano guidare i turisti attraverso un percorso “indimenticabile” e delle case “bianche e blu” rimarranno solamente le immagini sfocate della solita sua politica del dire.

Sicuro che un suo (probabile) silenzio le sia controproducente, le porgo Cordiali Saluti.

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sabato 26 settembre 2009

Come ti piazzo una centrale nucleare in Sicilia






















Articolo datato Luglio 2009. Ma siccome poi non dobbiamo dire che non lo sapevamo lo ripropongo.

Mentre in Sicilia nessuno governa e ci s’accapiglia per creare maggioranze anomale e improbabili “partiti del sud”, il governo Berlusconi vuole piazzare nell’Isola una centrale nucleare, forse, dalle parti di Palma Montechiaro, in provincia di Agrigento.
Non è una sorpresa, ma una notizia attesa, da taluni perfino desiderata. Perciò, nessuno può fingere quasi che l’avesse appresa dai giornali.
La cosa è nota da tempo e fors’anche politicamente concordata con le autorità siciliane. Mancava solo la copertura legislativa ed anche questa, nei giorni scorsi, è arrivata dal Senato.

Entro sei mesi si dovranno avviare gli adempimenti conseguenti, compresa la scelta del sito, sulla base di una procedura molto sbrigativa, perfino sostitutiva dei poteri locali, che certo non lascia tempo e possibilità d’intraprendere eventuali azioni di verifica e/o di contrasto.

Sei mesi sono pochi per una questione così complessa e preoccupante. Troppo pochi. E dire che su questa materia la Regione siciliana ha competenza primaria.

La faccenda, perciò, è un anche un banco di prova per lo sbandierato autonomismo di Lombardo e soci. Non è la prima volta che si vuole portare in Sicilia, zona ad alta sismicità, una centrale nucleare. Ricordo per gli smemorati che nel 1979 ci tentò il capo di governo dell’epoca, on Giulio Andreotti, il quale aveva trattato con i canadesi due impianti del tipo “Candu” da realizzare uno in Sicilia e un altro in Sardegna. Con molta fermezza e cordialità, anche a livello parlamentare, l’abbiamo fatto annullare. Non per un astratto principio antinucleare, ma perché allora era in arrivo in Sicilia il metano algerino.

Oggi, purtroppo, non sappiamo che cosa pensano e soprattutto che cosa fanno i ministri, sottosegretari e i parlamentari siciliani. Intorno a queste importanti questioni soltanto silenzio! Un omertoso, intollerabile silenzio.

Ovviamente, si può essere anche d’accordo, ma bisogna venirlo a spiegare alla gente, fra la gente, in un libero confronto con le forze sociali e culturali. Senza reti di protezione.

Abbiamo sognato il paradiso e ci ritroviamo con un gran deposito energetico

Comunque andranno le cose, un dato è certo: con la centrale nucleare, che andrebbe ad aggiungersi ad altri impianti preesistenti o programmati, la Sicilia diverrà una sorta di HUB energetico ossia una piattaforma strategica di approdo, stoccaggio, lavorazione e distribuzione di enormi quantitativi di prodotti energetici. Con un volume molto al di sopra dei suoi consumi attuali o ragionevolmente preventivati.

Insomma, il nostro destino verrebbe segnato per un lungo periodo. Non più “il paradiso” che tante generazioni di siciliani hanno sognato (il turismo diffuso, l’agricoltura di qualità, la pesca e l’economia del mare, l’innovazione tecnologica, i grandi servizi di trasporto e di commercializzazione, ecc.), ma un grande serbatoio d’energia, collocato nel cuore del Mediterraneo, al servizio dell’inarrestabile crescita di un nord già saturo, verso il quale, come ha scritto ieri la Svimez, continuano ad emigrare i giovani siciliani e meridionali. Almeno 700.000 negli ultimi anni.

Perciò, chi, a Roma e a Palermo, è chiamato a decidere su tali materie deve sapere che si assume la tremenda responsabilità d’ipotecare il nostro futuro e quello dei nostri figli, nipoti e pronipoti. La faccenda è terribilmente seria e va ben oltre le misere diatribe politiche, le sordide convenienze (di chi?) e le promesse di qualche centinaio di posti di lavoro.

Manca un serio piano energetico della Regione

Se tutto ciò accade in Sicilia è perché a Roma (e a Milano, se permettete) questo ruolo è stato assegnato all’isola ed è supinamente accettato dal ceti dirigenti siciliani, politici e di governo, che non hanno prodotto un serio piano energetico regionale come punto di misura della compatibilità delle diverse infrastrutture programmate a livello nazionale o europeo.

In mancanza di strumenti propri, tutto quello che arriva da Roma va bene, anzi benissimo, visto che consente di attivare finanziamenti plurimiliardari e quindi nuove spartizioni d’appalti e tangenti. Il problema che abbiamo davanti non è quello di schierarsi per partito preso (pro o contro il nucleare o altro), ma quello di ragionare, di valutare, serenamente, l’utilità, la compatibilità ambientale, la sicurezza dei nuovi impianti in rapporto con le reali esigenze di sviluppo siciliane e tenendo conto delle potenzialità offerte dalle diverse risorse locali o da quelle davvero notevoli che si stanno materializzando nel Mediterraneo e dintorni.

Il gasdotto transahariano Nigeria-Algeria

Alcuni esempi. Mentre si marcia, a tappe forzate, per realizzare due rigassificatori in Sicilia per importare e trattare, prevalentemente, il gas nigeriano, sappiamo che nello scorso marzo, a Parigi, “l’Euro-Arab gas Forum” ha preso accordi per realizzare il progetto del “gasdotto transahariano” (valore circa 13 miliardi di dollari) che da Brass (Nigeria) giungerà a El Kala, sulla costa algerina, con probabile derivazione sulla costa libica.

Un’ipotesi- mi piace ricordare – che, già a partire dagli anni ’80, abbiamo avanzato all’attenzione del governo italiano e dell’Eni che, purtroppo, lasciarono cadere.

Oggi questa grande infrastruttura s’appresta a divenire una realtà plurinazionale, articolata in 4.188 km di tubi che trasporteranno 30 miliardi di metri cubi/anno di metano, in gran parte destinato al mercato europeo, che scorrerà attraverso i metanodotti esistenti, due dei quali approdano in Sicilia. Domanda: se questo progetto dovesse essere realizzato, come pare, perché costruire i rigassificatori? A parte l’aspetto economico/commerciale, c’è da considerare con più attenzione la questione della sicurezza delle popolazioni siciliane. Confesso che, in questi mesi, anch’io mi sono astenuto dal proferir parola sulla questione rigassificatori perché riconoscevo qualcuna delle ragioni (politiche) addotte ed anche per non apparire il solito bastian contrario.

Ma oggi, dopo quanto accaduto a Viareggio, dove un vagone di gas ha provocato un disastro tremendo, una strage inaccettabile di vite umane, più di un dubbio mi assale. E credo la gran parte dei cittadini di buon senso, soprattutto di quelli che vivono nelle adiacenze degli impianti in costruzione.

Provate a immaginare cosa potrebbe accadere nei dintorni di Porto Empedocle se si dovesse spaccare o incendiare una delle tante navi metaniere che vi approderanno. Taluni specialisti prospettano scenari davvero apocalittici che nessuno può sottovalutare o rimuovere con battute sbrigative e irresponsabili.

La vita umana viene prima di ogni cosa. Tanto più alla luce del nuovo metanodotto Nigeria-Algeria che porterà enormi quantità di gas in Sicilia e in Europa.

“Desert Tec”, l’energia solare dal Sahara

Un’altra possibilità concreta è data dal rivoluzionario progetto denominato“Desert Tec” ovvero una rete di grandi impianti di produzione di energia solare distribuiti nel Sahara africano che nella prima fase produrrà l’equivalente del 15% del fabbisogno energetico europeo, oltre che quote importanti per i consumi dei diversi paesi nordafricani. Per avere un’idea: venti gigawatt equivalgono a venti centrali nucleari.

Non si tratta di sogni nel cassetto, ma di un progetto concreto, ritenuto fattibile da un consorzio fra una ventina d’importanti imprese tedesche e di altri paesi europei che garantiranno la spesa prevista (400 miliardi di euro) e le tecnologie più avanzate.

E pensare che il “Desert Tec” si basa sul principio che Archimede sperimento nella guerra coi romani e che anche Carlo Rubbia voleva adattare al suo megaprogetto alle falde dell’Etna. Purtroppo, Rubbia è stato lasciato andare in Spagna e qui continuiamo a importare energia altamente inquinante e costosa.
Ci sarebbe tanto altro da aggiungere, ma credo che questi due esempi bastino per avviare una seria riflessione sul futuro energetico della Sicilia che non può essere deciso dall’alto e per interessi lontani, ma in primo luogo dai cittadini e dagli operatori siciliani.

Agostino Spataro

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domenica 20 settembre 2009

Province: carrozzone politicamente utile



























Le province italiane sono 109 più la Valle d'Aosta. All’epoca di Giolitti, agli inizi del Novecento le provincie erano 69!

Per valutare l'utilità o meno di un ente bisogna innanzitutto chiedersi a cosa serve. Per capire a cosa serve, bisogna vedere come vengono spesi i soldi. Dai dati della stessa Unione delle Province Italiane, il 73% dei bilanci se ne va in spese correnti e soltanto il 27% in investimenti. Tradotto in soldoni: 3/4 dei soldi servono al mantenimento delle stesse province, e solo 1/4 vengono utilizzati per il cittadino (sul come è tutto un altro discorso).
Insomma un carrozzone buono a distribuire posti di lavoro per gli amici degli amici (dei politici). Il costo complessivo delle 110 province ammonta a 115 miliardi di euro pari a 2 miliardi di vecchie lire per provincia.
Soldi sborsati dai cittadini per il loro mantenimento.

Quindi una fetta consistente di spesa pubblica, circa il 9% di quella complessiva e un 20% di quella degli enti territoriali va alle provincie.
La cifra complessiva è enorme, circa 20 miliardi all’anno, che è la somma dei bilanci delle 110 province. L’osservazione è facile, sopprimendo gli enti provinciali va da sé che lo Stato risparmierebbe una massa finanziaria di dimensioni uniche. Per aver dei termini di raffronto basti pensare che il ripiano dei debiti della sanità di Lazio, Campania e Sicilia è costato 9 miliardi di euro, ancora, il taglio dell’Ici è costato 2 miliardi e mezzo, circa un decimo della spesa delle province.

Negli ultimi dieci anni la Spagna ha investito nelle infrastrutture, circa 25 miliardi di euro, ottenendo una grande modernizzazione del sistema paese iberico, soprattutto nei trasporti (con l’Ave, l’alta velocità Espana), quindi, in un decennio, ha speso appena 5 miliardi in più di quello che le burocrazie delle province italiane spendono in un anno.

Le province spendono quello che viene trasferito dallo Stato, quello che ricevono dalla Regioni e quello che ottengono con alcune imposte.
Su circa 20 miliardi il 28,3% è costituito da spese per i redditi da lavoro dipendente, un’altra quota, circa il 5%, serve a pagare consiglieri provinciali, assessori e presidenti.

L’analisi dei bilanci rivela che quasi tutto è assorbito dal mantenimento dell’ente stesso, della sua struttura burocratica nelle varie articolazioni, mentre solo una minima parte finisce a finanziare strutture per i cittadini, come strade e scuole.
Il numero dei dipendenti delle amministrazioni provinciali si aggira sulle 300mila unità, considerati anche quelli indiretti che “lavorano” in enti collegati.

Attualmente la Francia ha 96 dipartimenti, più i residui di colonie divisi in quattro dipartimenti d’oltremare, però, il paese transalpino ha una superficie metropolitana di 543mila chilometri quadrati mentre quella dell’Italia è di 301mila chilometri quadrati. La Spagna, con una superficie di 504mila chilometri quadrati, ben più grande del nostro Paese, ha 50 Province.

Il ministero dell’Interno stima in oltre 4.000 il numero complessivo degli amministratori e degli eletti di tale ente, suddivisi in 2.900 consiglieri, 50 tra presidenti e vicepresidenti di assemblea, 109 presidenti di giunta, circa 1.000 assessori.

Solo questo esercito di politicanti assorbe 50 milioni di euro l’anno in compensi, tenuto conto che lo stipendio mensile di un presidente oscilla tra i 4.000 e i 7.000euro al mese (a seconda del numero degli abitanti), quello di un vice-presidente tra i 3.000 e i 5.200, quello di un assessore tra i 2.700 e i 4.500, più gli emolumenti riconosciuti ai consiglieri.

I compensi ai singoli non esauriscono i costi della politica nelle province. Ci sono, infatti, gli edifici, i collaboratori di segreteria, le “auto blu”, spese di rappresentanza, i rimborsi per trasferte.
Quando, fra il 2004 e il 2005, il governo Berlusconi si decise, finalmente, a tagliare le aliquote Irpef, l’operazione costò circa 9 miliardi.
La matematica non inganna, eliminando le province si potrebbe realizzare un buon taglio delle imposte agli italiani, almeno due punti di aliquota su tutti i redditi.

Insomma una manovra in grado di ridare fiato all’economia.

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Ipocrisia di Stato



















Giorno 16 Settembre 2009 Simone Lazzarini, cittadino Italiano (Repubblica fondata sul lavoro) di 35 anni muore schiacciato dall'ascensore che stava manutenzionando; marito e padre di due bimbi di tre e di sei anni. Due giorni prima Fabrizio Boccato, cittadino Italiano (Repubblica fondata sul lavoro) operaio di 56 anni muore schiacciato da lastre di vetro del peso di 13 quintali. Giorno 17 Settembre 2009 sei militari, cittadini Italiani (nazione che ripudia la guerra) cadono vittime di un attentato in Afghanistan. Fanfare e funerali di stato.

Come per la legge, in Italia, la morte non e' uguale per tutti. Voglio chiarire da subito che il lutto e' straziante sia per la madre degli operai come per quella dei militari, ma mediaticamente e politicamente non lo e'; sopratutto politicamente.
"A Livella" di Toto' in questo caso non s'addice.

Gli avvoltoi dell'attuale immonda politica basata sul potere dei favori, svolazzano attorno i cadaveri dei militari e delle loro famiglie sperando di giustificare ancora una volta la giustezza e la necessita' di un conflitto che di vittime (effetti collaterali) civili ne ha fatte molte di piu' di quelle in divisa.
"Andremo avanti!" tuona La Russa. Che ci mandasse suo figlio allora.

Un conflitto come quello Iracheno che ha portato morte ed instabilita' solo ed esclusivamente in nome degli interessi delle multinazionali del petrolio e delle armi. La democrazia bombarola. I sei ragazzi Italiani e gli altri prima di loro sono morti inutilmente.

Perche' non sono stati fatti i funerali in pompa magna ai ragazzi della Thyssen Krupp bruciati vivi?
Perche' i professionisti della politica che si accalcano nella grande platea dei morti in divisa, non s'indignano allo stesso modo per chi invece va' a lavorare per un tozzo di pane, rimettendoci le penne senza colpo ferire? Io considero i morti della Thyssen vittime di attentato. Attentato perpetrato in nome del dio denaro e del guadagno.

Un collega tenta di spiegarmi che i militari rappresentano lo Stato Italiano. Ma siamo o non siamo tutti rappresentanti dello Stato? Anche chi muore in un cantiere, dove le misure di sicurezza sono inesistenti, sono caduti e martiri che lo Stato Italiano deve onorare. Ok non si puo' sempre scrivere o fare funerali di stato a chi, un giorno si e l'altro pure muore sul posto di lavoro. Pero' e' anche vero che se ne parla poco e niente.

Il problema a monte di tanti morti sul lavoro rimane mentre le leggi vengono ritoccate a favore del datore di lavoro disinteressato piu' che a garanzia del lavoratore. (l'articolo 31 del nuovo testo, che sostituisce l'art. 55 del precedente ["sanzioni per il datore di lavoro e il dirigente"], alleggerisce di parecchio le multe inoltre rendendo piu' difficile l'arresto in casi gravi di mancata ottemperanza delle norme di sicurezza che risultano nel decesso del lavoratore).

L'onore di morire per la patria (a Kabul?) e l'onore di morire per la famiglia. Quello che m'indigna e' l'utilizzo strumentale di una e l'indifferenza per l'altra.
Due pesi due misure.

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mercoledì 16 settembre 2009

L'inizio della fine






















I risultati parlano chiari; il migliore Presidente del Consiglio da 150 anni a questa parte ha racimolato meno ascolti del previsto. Ha preso di più canale 5 che ha fatto il 22,61% con 5.750.000 di spettatori contro il misero 13,47% e 3.219.000 spettatori di BerluVespa. Un flop clamoroso.

Tanti più che la media di ascolti dello stuoino supera sempre il 18%. Un baratro! 13,47%!!! Dove stava lo strombazzato 78,4%?
Il megalomane delle percentuali non ha fatto bene i conti con la realta' che smuove una moltitudine di gente ormai stuffa di proclami. Internet e la rete ha contribuito al flop? Credo di si. I messaggi che chiedevano di boicottare il programma di regime sono arrivati puntuali facendo breccia sulle persone che ormai in rete s'informano ed informano consultando e confrontando piu' fonti libere. E’ in crisi un certo modello di talk show, fondato sulla propaganda e sull'ingiallita tecnica manipolatoria della "cerimonia mediatica".

Berlusconi ha fatto un errore: doveva spostare anche le partite! Cosi' avrebbe ottenuto lo 0% Se è questa la tecnica giovanilista sbandierata da Berlusoni, si rassegni, il pubblico ha detto NO.
La RAI ha sicuramente le sue belle responsabilita' come quella grave di spostare Ballaro', decisamente piu' seguito, per permettere al duo di propinare la solita propaganda spicciola. Propaganda che cade nel ridicolo quando chi ben informato sa che gli alloggi appena consegnati sono stati costruiti con i soldi della Croce Rossa e della Provincia autonoma di Trento non dal governo. Le case le ha fatte il Trentino non il governo, pur essendo solide e durature e
antisismiche costano un terzo delle case della protezione civile e sono pure pronte per tempo a differenza di quelle della protezione civile.

Qualsiasi affermazione trionfalistica ed elogio dell’operato di Berlusconi e Bertolaso e' propaganda e uso del servizio pubblico a scopo privato. le case fatte ad Onna sarebbero state, come ormai si rende conto anche buona parte della popolazione aquilana, l’unica soluzione razionale. 1/2 mesi massimo nelle tende e poi
moduli abitativi fino alla ricostruzione. la consegna delle case di Onna prova solo che il governo e la protezione civile hanno sbagliato tutto (fonte esterna).


Comunque il segnale positivo e' che il Presidentissimo si trova sulle sabbie mobili anche sul "terreno" dove si e' da sempre ritenuto ferrato. L'estimatore dell'eroe Mangano, contrario alla riapertura dei processi delle stragi del '92/'93 e riabilitatore del condannato a 9 anni di reclusione in attesa d'appello dell'Utri per associazione mafiosa e' alle strette e non durera' molto. Se ne sono accorti tutti ed e' di questa rivelazione che ringrazio Vespa e la smembrata RAImignotta.

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venerdì 11 settembre 2009

Giovanni Bevilacqua Prefazione al Catalago 2009





















Una armonica vetrina che ripercorre i passi artistici fondamentali e diventa magica cassa di risonanza dell’anima autentica dell’autore, questo Catalogo che rappresenta quasi il raggiungimento di un sogno cullato per tanti anni da Giovanni Bevilacqua, pittore-scultore (ma anche magistrale autore di ‘murales’ rievocativi) di casa nostra (ma non solo).
Parliamo indubbiamente di un artista che si è fatto da sé e che siamo certi vada ben oltre quel giudizio comune sentenziato da critici sapientoni, che definiscono gli artisti della nostra Città, “solo robetta di provincia e nulla più”.
Uno che ricorda sempre come sia stato spinto a lasciare i ‘disegnini’ per far pittura seriamente, dal trapanese Cristoforo Galia.

Ma che poi è maturato e cresciuto smisuratamente –da semplice autodidatta- grazie all’impegno personale che l’ha visto studiare e confrontarsi con gli altri, rapportarsi all’arte, alla gente ed al territorio. E dopo grandi rinascimentali come Caravaggio e Michelangelo osservati speciali come fatto culturale personale, le sue attenzioni si sono soffermate particolarmente (studiando anche di cubismo) su Salvator D’Alì, Giorgio De Chirico e Pablo Picasso.
Pervenendo quindi ad un personalissimo surrealismo, come se tale tecnica pittorica fosse state da sempre nei posti più reconditi del suo dna.
Il Catalogo 2009 di Bevilacqua si divide in tre parti, nella quali è possibile anche vedere il ‘maestro’ impegnato sul campo, ossia nel suo ‘atelièr’ di Villarosina o presso ‘location’ occasionali di estemporanee e persino assieme a personaggi della politica e dell’arte locale.

Nella prima parte –a cominciare dal 1976- Bevilacqua spazia con l’olio su tela nel naturalismo e quindi con i primi passi nel surreale.
L’apertura se la merita un emblematico “Scugnizzo napoletano”, mentre chiude in perfetto filo logico “Scassa pagghiara” (in cui il nostro autore entra nelle viscere delle problematiche giovanili).
Non mancano le nature morte che riproducono colori e sapori della nostra terra; avvenimenti drammatici come quello legato alle vittime della “Strage di Pizzolungo”; una personale interpretazione dei “Disoccupati trapanesi”, verosimilmente ripresi sullo scenario del Lungomare Dante Alighieri-Mura di Tramontana, o delle ricorrenti “Alluvioni” in Città. Danno spaziosità e brillantezza, cavalli in libertà o impazziti. Una incisione in ottone, una timida ‘mattanza’ e poi l’inclita vena del ‘far ritratto’ anche tra gli affetti familiari ed amici. Con punte di massima (ammirevoli particolari corporei riuscitissimi, nella pur decadente forma del ‘modello’, le cui mani sono tutte da leggere) per un grande artista stravagante ed estroso come Cristoforo Sparagna ed ancora per Tito Brandsma (carmelitano olandese, beatificato da Papa Wojtyla nel 1985).





















Seconda parte con opere di Scultura in pietra calcarea, alabastro, perlato di Sicilia custunacese, onice, marmo di Carrara, ceramica bronzata.
Oppure in legno di fico, cipresso, ulivo, pino. Salgono sulla ribalta lavori di spessore e perspicace esaltazione come il ”Cristo sofferente”, la “Metamorfosi”, “Vita vissuta”, “Sensazioni”, “la Dea e il Cigno”, “Maternità”, “Tritone tra le alghe”, “Ulisse”.
La Terza Parte è uno ‘spaccato’ di opere che vanno dall’olio su tela alla sperimentazione su cartoncino della matita (vedi C.Dickens e Ornella Nuti) o della china (vedi un fedelissimo ritratto di Karol Wojtyla).
Ma soprattutto partecipiamo al trionfo dell’olio su tela e del surrealismo, a cominciare da “La Mattanza” (targata 2001) indicata come capostipite del ‘periodo verde’ o dei colori freddi di Bevilacqua. E quindi l’incantevole quanto suggestivo “Giudizio Universale” del 2005, ovvero opera eletta del ‘periodo rosa’, a tinte più calde dunque: un olio su tela 192x18, che rappresenta la sua opera ‘massima’ per dimensioni ed impegno. Di questo periodo anche una “Mattanza di Favignana” del 2003, un’autentica opera da collezione che nulla ha da invidiare a celebratissime ‘mattanze ‘ immortalate da artisti celeberrimi. Le ultime ’perle’ targate annata 2009, gli oli su tela “Vecchio mulino e dintorni” e “Le saline”
Tutti lavori che ‘certificano’ e definiscono meglio l’artista Bevilacqua di oggi che riesce ad azzeccare perfette pennellate d’autore, immortalando anche uomini e cose della nostra provincia, scavando nelle curve e nelle pieghe rugose del vivere quotidiano.

Diciamo pure che la personalità ed i sentimenti di Bevilacqua, vengono espressi a meraviglia dai colori tenui propri di un ‘Beato Angelico’; o da quelli forti della passione o del dolore di un Masaccio; ed ancora dai colori tenui riposanti e silenziosi di un gran maestro del colore come Van Gogh.
Mentre nelle sue sculture, marmo, legno, pietra o bronzo perdono tutta la loro rigidità ammorbidendosi come carne o stoffa da ingentilire.
La materia tanto dura, insomma, viene domata e prende straordinaria vitalità.
Si è sottolineata di Bevilacqua la grande umiltà che diventa genialità, forgiando in lui l’artista egregio dalle cui opere trasuda luce e poesia e la cui messaggerìa risulta autenticamente universale.
Pittore enigmatico e suggestivo, che affascina per la sua tecnica magistrale e per l’originalità espressiva, sostengono i più.
Doveroso citare il suo inserimento nel Dizionario della Pittura Italiana Contemporanea e come gli studi all’Accademia Alternativa han fatto sì che venisse quindi insignito ‘Cavaliere dell’Arte’.
A me piace ribadire come il suo ‘divin pennello’ e un ‘magistral scalpello’, riescono mirabilmente a smaterializzare -soffiando loro la vita- tele e sculture, irrimediabilmente specchio fedele di un animo sensibilissimo ed amante del bello!

Giuseppe Ingardia

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giovedì 10 settembre 2009

Le memorie, i falo'



























“Pensai, per la prima volta, a quanto potesse essere mortale la vita e che la morte non era qualcosa di estraneo che veniva da lontano ma era ben nascosta nella vita stessa. Stavo per morire in mezzo alla vita.”

Le Memorie, i falo’...devo ringraziare il mio caro Giuseppe Ingoglia per avermi proposto questo minuto e prezioso testo. Me lo ha consegnato una mattina al lavoro dicendomi : “Questo e’ uno dei libri di Peppe Fontana, ti ho parlato di lui vero?”. Mi aveva parlato di Peppe, mi aveva raccontato delle sue vicende personali, vicende che ancora condizionano profondamente la sua vita, che ormai sono la sua vita.

Devo dire che la descrizione fatta da Giuseppe e le notizie riguardanti Peppe che ho raccolto su internet mi hanno incuriosita e spinta a chiedere a Giuseppe di prestarmi un suo libro. Il buono e appassionato Giuseppe mi ha consegnato Le memorie, i falo’ e io l’ho letto d’un fiato, con gusto e con animo sognante. La prima parte ha un sapore di “casa”, di cose lontane ma vivissime nella memoria; e’ piena di sole, di avventura, di saggezza popolare, di piccoli piaceri che si apprezzano col tempo, in lontananza. Mi ci sono immersa col cuore di chi, lontano dalla propria terra, riesce a sentirne ancora gli odori e i sapori.

Non sono cresciuta sulle spiagge assolate di Sicilia ma nell’entroterra verde d’Irpinia; ho spesso trascorso i pomeriggi estivi lungo il “nostro” fiume e i racconti di Peppe mi hanno ricordato i pericoli di quel fiume, le paure che noi ragazzi avevamo nel tuffarvici, paure a volte fondate ma mai assecondate..la Rocca di Calannino si e’ trasformata nella “preta re la sementa”, uno scoglio sul fiume dal quale ci tuffavamo da ragazzi e anche qui, come per la Rocca, il rischio era nascosto sotto l’acqua, nei “mulinelli” creati dalla corrente del fiume e dal fondale sabbioso.

Ho rivissuto grazie a Peppe lunghe giornate assolate trascorse in riva a quello che era per noi un mare che scorre. Dopo la Rocca e’ giunto Il Santone ed e’ qui che ho potuto davvero apprezzare lo stile di Peppe, uno stile che personalmente adoro, uno pulito, scorrevole, quasi scivoloso, che non si sofferma su descrizioni inutili e ridondanti che distraggono da cio’ che davvero conta, la storia. Peppe e’ diretto e appassionante ma, soprattutto, generoso con la sua storia, perche’ la lascia respirare e svolgersi senza intoppi, le lascia la liberta’ di essere cio’ che e’, senza appesantirla o condizionarne il corso.
E’ stato un vero piacere leggerti Peppe Fontana. Continuero’ a farlo e ad apprezzare la forza e la passione con la quale ci racconti della tua gente.
Spero sia chiaro a loro come lo e’ a me l’amore che nutri verso la tua terra.
Buona fortuna
Adele Palermo

“Oggi l’uomo ha perso il gusto della lotta per una sana utopia firmando la sua lenta condanna a morte”
Giuseppe Fontana

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lunedì 7 settembre 2009

Few words on Marinella and the Reserve





















There is plenty of information out there about the ancient Selinunte and I would strongly recommend anyone interested a visit to the place. However, the aim of this article is primarly to let you know more about the village of Marinella and the Natural Reserve of the Belice river at the end of a beach area called by the locals "la Pineta".

The village of Marinella di Selinunte has always been characterised by local fishermen, better known as the "Scarioti" or "Marinara". It is a pleasure to walk down to the "scaru" early in the morning and have a nice breakfast enjoying a cool lemon granita (a must have typical icy Sicilian summertime delight) and brioches while waiting for the boats to return from a night long fishing. In the winter however, to warm the heart, a "cornetto" (a croissant not an ice cream!) and cappuccino will do the trick.

People here are very friendly and willing to explain (strictly in sicilian dialect, italian and gestures) what is going on during "l'abbanniata di li pisci"; the traditional fish auction. Those are the right times to immerse yourself in the folklore and life of the place.

During July and August there will be many festivals, concerts and plays for you to enjoy. For the younger folks the "Ferragosto" bonfire night (on the 14th of August) on the beach must not be missed during which you will experience a midnight swim, guitar music and if you put money in the pot even food. Drop me an email if you want to join one of the many bonfire parties, I can try to put you in contact with someone.

During your stay keep an eye open on price as tourists are sometimes charged more than usual. Therefore it is advisable asking for a printed price list before ordering in restaurants. Same goes if you are shopping in a fruit and veg shop or while in supermarkets lookout for the price labels that by law must be displayed.

The best time in the summer to enjoy the beach, sea and wildlife of the Natural Reserve around the Belice river's mouth is by going there early in the morning or from 7pm until sunset. By then the scorcing heat of the day has loosen its grip and you can really relax both by lying down near the sea or walking close to the river banks, looking out for birds, lizards and beautiful wild flowers. The Belice Reserve has been established since 1985 and locals have proudly taken into their own hands the task of keeping it tidy and clean.

The young generation of Castelvetrano and Marinella di Selinunte is committed and strongly wants to improve the experience for tourists and we would really appreciate a feedback that can help us to do so. We are currently trying to put pressure on local "sleepy" administration to get the ball rolling on many key issues which need an immediate solution.
We would like to share the beauty of this enchanting place with you because Selinunte deserves it.

Please leave your feedback or write a little review for all to share.

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sabato 5 settembre 2009

Vengo anch'io. No! Tu no!














Con la presente comunicazione è ufficialmente aperto il bando per la terza edizione del Premio nazionale dei Comuni a 5 stelle, promosso dall’Associazione dei Comuni Virtuosi, in collaborazione con il Movimento per la Decrescita Felice e Città del Bio, e il patrocinio di diverse reti di enti locali.

Giovedì 10 settembre (ore 11.00) si terrà presso la “Sala del Carroccio” in Campidoglio a Roma, la conferenza stampa di presentazione alla stampa del Premio.
Lavorare alla nascita di un premio sulle buone prassi amministrative che valorizzi gli enti locali impegnati nella riduzione complessiva della propria impronta ecologica, è l’obiettivo che muove fin dalla nascita gli amministratori dei Comuni Virtuosi, quale punto di riferimento per la diffusione di politiche e scelte quotidiane orientate a diminuire l’impatto ambientale delle pubbliche amministrazioni e, più in generale, delle comunità locali.

Al premio, giunto quest’anno alla sua terza edizione, possono concorrere tutti gli enti locali che abbiano avviato politiche (azioni, iniziative, progetti caratterizzati da concretezza ed una verificabile diminuzione dell’impronta ecologica) di sensibilizzazione e di sostegno alle “buone pratiche locali” con particolare riferimento alle seguenti categorie:

  1. gestione del territorio (Opzione cementificazione zero, recupero aree dismesse, progettazione partecipata, bioedilizia, ecc.);
  2. impronta ecologica della “macchina comunale” (efficienza energetica, acquisti verdi, mense biologiche, ecc.);
  3. rifiuti (raccolta differenziata porta a porta spinta, progetti per la riduzione dei rifiuti e riuso);
  4. mobilità sostenibile (car-sharing, car-pooling, traporto pubblico integrato, piedibus, biocombustibili, ecc.);
  5. nuovi stili di vita (progetti per stimolare nella cittadinanza scelte quotidiane sobrie e sostenibili, quali: filiera corta, disimballo dei territori, diffusione commercio equo e solidale, autoproduzione, finanza etica, ecc.).

Una giuria composta da tecnini e personalità del mondo universitario e scientifico, stilerà una graduatoria finale indicando le progettualità ed esperienze più significative. Il termine per la presentazione dei progetti è fissato per il 25 ottobre. La cerimonia di premiazione avverrà presso il Comune di Camigliano (CE) sabato 21 novembre. Il Comune vincitore riceverà una consulenza gratuita per l’attivazione di un progetto pilota a livello nazionale di mobilità dolce. Un modo concreto per favorire una riduzione dell’inquinamento atmosferico e una maggiore qualità della vita della comunità locale.

Saranno presenti alla conferenza stampa:
Gianluca Fioretti - Sindaco di Monsano (AN) e Presidente Associazione dei Comuni Virtuosi
Marco Boschini – Assessore di Colorno (PR) e Coordinatore Comuni Virtuosi
Daniel Tarozzi – Movimento Decrescita Felice
Ignazio Garau – Città del Bio
Per ogni necessità di ulteriori informazioni è stata istituita la Segreteria del Premio quale organo operativo a cui chiunque può rivolgersi. I suoi recapiti sono: Comune di Colorno: 0521313745 - 3346535965 – info@comunivirtuosi.org.
Associazione dei Comuni Virtuosi
P.zza Matteotti, 17 – 60030 Monsano (AN)
Tel. 3346535965 – info@comunivirtuosi.org
www.comunivirtuosi.org
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Svoltare si deve. Svoltare si puo'?





















Fra due anni ci ricorderemo di Pompeo come il sindaco pirotecnico.
Meno male che non si puo' piu' ricandidare se no botti per altri 10 anni!!
Sara' impressione solo mia ma queste "arti piriche" sembrano sempre le stesse.
Come propaganda invece mi ricordano i giochi nei colossei tenuti dall'imperatore romano di turno per aggrazziarsi la popolazione.

Se non fosse stato per le capacita' organizzative e la volonta' di qualcuno Selinunte quest'estate avrebbe vissuto la stessa apatia di quella precedente. A parte le infrastrutture necessarie ben inteso.

Ma non solo per questo ci ricorderemo di Gianni Pompeo, successore di Bongiorno, (perche' tra i due non c'e' stato altro che un cambio di staffetta) ma anche dell'abbandono di Triscina e di Selinunte, della gru gialla e blu, del tardivo buco magico attraverso la banchina (ancora in fase di collaudo), dell'hotel mostruoso ora sotto sequestro, della visita politica di Cuffaro quello dei cannoli, del catrame risolvi tutto, del suo spostarsi con la scorta stile Obama (siamo messi proprio bene), delle mancate promesse a I Love Selinunte e altro se volete aggiungere qualcosa.
A si forse la privatizzazione dell'acqua per 99 anni...chissa' se la mia fonte e' in grado di darmi delle novita' a riguardo.
Ma non ci dobbiamo stupire.

Vi ricordo che TUTTI i seggi Siciliani sono andati a Berlusconi. Come mai?? Lo sappiamo tutti come mai.
Ricordo ad esempio di aver dato il voto ad uno degli attuali consiglieri che cominciando sotto una bandiera ha cambiato pelle come i serpenti per fare da tassello alla maggioranza. Ecco come mai. Altro che liberta'. Vi ricordo il ricatto del Partito del Sud di Micciche' morto nel grembo perche' mai concepito. Ecco come mai. Vi ricordo la cassa del Mezzogiorno, le lotte contadine e tutto il sangue versato da allora. Ecco come mai.

Ora quello da vedere e' il dopo.
Di sicuro il meccanismo acchiappa-voti partira' puntuale come sempre tra strette di mano, "cafe' a lu bar" e "caddozzi di sasizza".
La mia impressione e' che in Sicilia tutto rimarra' uguale, senza indignazione se non postuma anche poi da parte dei venduti.
Allora meglio prepararsi da ora per non rimanere delusi dopo.

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