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sabato 24 ottobre 2009

Gli smemorati di mafia


















Mancino non si ricorda di avere incontrato Paolo Borsellino prima della strage di via D'Amelio. Uno era ministro dell'Interno, l'altro il più famoso magistrato d'Italia. Violante presidente dell'Antimafia non sapeva nulla della trattativa con la mafia. Martelli, ministro della Giustizia, rivela dopo 17 anni che era al corrente di qualcosa. Il figlio di Ciancimino tira in ballo Mori, generale dei Carabinieri, come riferimento per il negoziato con Riina. Gira da anni un papello che indica le condizioni poste dalla mafia perché cessassero gli attentati. Caso curioso: gli attentati a un certo punto cessarono davvero e parte del papello venne applicato. Il mafioso Mangano viveva con la famiglia Berlusconi ad Arcore.

Dell'Utri, fondatore di Forza Italia, è stato condannato a nove anni in primo grado per relazioni con la mafia. E' in corso il processo di appello e la condanna potrebbe essere confermata. Cuffaro è senatore UDC, ma anche condannato in primo grado per relazioni con mafiosi. Andreotti, il capostipite, non fu condannato per i suoi contatti con la mafia solo perché prescritto, come premio fu fatto senatore a vita da Cossiga. L'abitazione di Riina, dopo il suo arresto, venne lasciata a disposizione della mafia che fece piazza pulita di ogni documento. E ci vengono a parlare di processi? Di prove? Non è più un problema giudiziario, non lo è mai stato. E' chiaro che una parte dei politici ha avuto relazioni con la mafia ed è indubitabile che molti le abbiano ancora, anche in assenza di condanne, giudici e tribunali. La Sicilia è un serbatoio di voti per il partito politico che ne accetti le condizioni, in tutte o in parte.

Lo è dalla nascita della Repubblica Italiana, dalla strage di Portella della Ginestra. Chi ha governato in Italia ha fatto sempre patti taciti o espliciti, consensuali o meno con la mafia. O ci dimentichiamo l'omicidio di Salvo Lima, plenipotenziario di Andreotti, per non aver rispettato i patti e non essere riuscito, una volta ancora, a impedire le condanne in Cassazione? Le bloccava Carnevale, giudice delle procedure e dei regolamenti. Ora promosso da questo Governo. Insomma, basta, basta. Lo Stato è riuscito nell'impresa di fare ammazzare i siciliani migliori, giornalisti, giudici, carabinieri poliziotti e anche politici come Pio La Torre per non aver dato loro protezione. E come poteva, se una parte dello Stato era sempre lì a trattare dal 1946? Dal ritorno dei mafiosi in Italia insieme alle truppe americane che li insediarono in posti di responsabilità pubblica. Basta con questa commedia. La Sicilia si dichiari indipendente. Da sola ha più possibilità di farcela che con i cosiddetti continentali, riuscirà a proteggere meglio i suoi uomini migliori. Meglio sola che male accompagnata da chi è peggio dei mafiosi.

www.beppegrillo.it

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martedì 20 ottobre 2009

Sulla revoca del Sindaco all'assessore Daniela Saporito
























Premesso che la Signora Daniela Saporito ha ottenuto la nomina di assessore Alle frazioni Marinella di Selinunte Triscina, sì, dietro la sollecitazione della furba lungimiranza del deputato regionale Giulia Adamo, che "annusando il vento" pensava di investire ne l futuro consenso politico Castelvetranese, ma occorre chiarire ed affermare che la Signora Saporito è stata nominata assessore dal Sindaco perché le frazioni Marinella-Triscina esigevano un riconosciuto loro rappresentante nell'"Alieno" Comune di Castelvetrano che le aveva (e continua !) deluse a tal punto da indurle a fare ricorso alla legittima raccolta di firme referendarie per creare il nuovo Comune Marinella di Selinunte-Triscina indipendente dall'attuale comune di Castelvetrano e il Sindaco, che non è affatto stupido, anche se affetto da Cortomiranza, pensando che la nomina della Signora Saporito, come assessore alle frazioni di Castelvetrano, "consigliata" dal deputato regionale Adamo, dietro promesse di contributi Politicoeconomici, sarebbe stata una mossa strategica utile a "bromurare" le genti in rivolta delle due frazioni e nel contempo ottenere machiavellicamente finanziamenti dalla provincia/regione guadagnando successi e nuovi sostegni politici, non esitò alla nomina extra assessoriale della signora Saporito, dunque l'assessore Saporito non rappresenta la deputata regionale Adamo , bensì le genti delle due borgate Marinella di Selinunte-Triscina ! Altrimenti che bisogno vi era di nominare un extra assessore!?!

O si vuole forse "confessare" che la nomina della signora Saporito sia stata frutto di un occulto "inciucio" della politica "pragmatica".... del Sindaco e della deputata regionale ("...contingenti fattori politici...") e il popolo di Marinella -Triscina vittima dell'ennesima presa per i fondelli!?!
Ciò premesso, sono dell'opinione, aldilà delle capacità della signora Saporito (che stimo come individuo) nel saper rappresentare le istanze e il futuro delle frazioni Marinella -Triscina , che la revoca fatale dal Sindaco, Tout Court, come assessore, sia un atto di puro cinismo politico che persevera nell'offendere l'identità e la dignità di una parte di cittadini Castelvetranesi che non essendo più rappresentanti ufficialmente, subiscono ancora quella inaccettabile discriminazione sociale politica ed economica che sempre più ci fa sentire il bisogno di separarci costituendoci comune autonomo.

Il signor Sindaco non può far prescindere le istanze e il futuro delle due borgate marinare Marinella-Triscina dalle truffaldine promesse della deputata Adamo né da chiunque altro né da meri "contingenti" fattori politici"!
Il signor Sindaco non può trattare il rappresentante delle due borgate come se fosse un manichino alle sfilate, perché gli individui di Marinella e Triscina non sono manichini!
Il signor Sindaco revocando la nomina di assessore al rappresentante delle due frazioni si è rassegnato lasciare nella cacca i suoi abitanti oppure ha in cantiere qualche novità e finalmente con la sua giunta comunale è in grado di risolvere i problemi delle due borgate senza il bisogno dell'assessore Saporito !?
Insomma il signor Sindaco deve delle risposte ai Sovrani Cittadini adempiendo fedelmente ai suoi doveri istituzionali per i quali è stato eletto a rappresentarli
Certo, può sottrarsi scegliendo di tacere, ma sappia, il signor Sindaco, che noi non staremo zitti né fermi!
E alla Signora Daniela Saporito va tutta la nostra solidarietà .

Peppe Fontana

La giustizia è la prima virtù delle istituzioni sociali, così come la verità lo è dei sistemi di pensiero;
Il requisito minimo di una Società giusta è quello di essere democratica le istituzioni della Società devono essere valutate dal punto di vista della loro capacità di promuovere le eguali chance di vita a tutti i cittadini, correggendo gli svantaggi della lotteria sociale e naturale ed i meccanismi d'esclusione.
Il sindaco è un deputato eletto dal popolo che lo rappresenta interamente gestendone la democrazia di cui è servitore fedele...
La plutocrazia è nemica del popolo ovvero della demos-kratia, della politeia, e dunque va combattuta!

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lunedì 19 ottobre 2009

"Sportello Disabili": ne discute il comitato dei Sindaci



























Il Sindaco Ciro Caravà ha delegato l’Assessore comunale alla Sanità Natale Galfano, a partecipare alla seduta del comitato dei Sindaci del Distretto Socio Sanitario n. 54, nel corso dell’incontro si discuterà sull’ affidamento della II e III annualità Piano di Zona 2001/03 del progetto servizio “Sportello H” e della necessità di garantire la continuità.
Il servizio di informazione e di consulenza a favore dei disabili e delle loro famiglie vede interessati sei Comuni (Castelvetrano, Campobello di Mazara, Partanna, Poggioreale, Salaparuta e Santa Ninfa).
Il Comune di Campobello sostiene già da diversi anni il progetto presso il Settore Servizi Sociali dello stesso ente.

“Lo Sportello H”: gestito dalla Sezione A.I.A.S. di Castelvetrano è rivolto a tutti i cittadini e rappresenta un centro di consulenza per disabili che si propone di venire incontro alle esigenze delle fasce più svantaggiate della popolazione, creando le condizioni per garantire pari opportunità di integrazione socio – economica - culturale.
Una delle sue caratteristiche peculiari è la presenza di un soggetto che vive direttamente la disabilità per consentire di conoscerne più a fondo le relative problematiche.

Obiettivi dello Sportello H: sostenere e sviluppare l’autonomia e le capacità delle persone non auto-sufficienti, eliminare gli ostacoli che aggravano la condizione della disabilità, sostenere le famiglie e facilitare la conoscenza delle normative a loro favore.

Fonte: Marsala.it

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Lo Stato mafiocratico




















"La trattativa tra Stato e mafia ha salvato la vita a molti politici".Queste sono le parole del Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, parole che non avremmo mai voluto ascoltare.
Piero Grasso deve fare i nomi di chi ha gestito questa indecente mercificazione dello Stato e della sua dignità.
Piero Grasso deve dire quali politici sono stati salvati e perchè la mafia voleva ucciderli.
Cosa avevano promesso i politici? Cosa hanno ottenuto? Chi sono i porta nome e porta interessi della mafia in Parlamento? Alcuni nomi li conosciamo: il primo sarebbe stato Giulio Andreotti, uomo di 'esperienza' nei rapporti con la mafia, salvato dal reato di favoreggiamento per prescrizione; un altro è Marcello Dell’Utri, fondatore di Forza Italia, oggi in appello con 9 anni di condanna in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.

Vogliamo tutti i nomi, l'intera lista, per poterli allontanare dalle istituzioni e processare, oltre che per i reati più ovvi, anche per alto tradimento della Patria. Si, di questo stiamo parlando e nessuno in uno Stato ha l’autorità per poter 'vendere' i suoi cittadini alla criminalità.

I politici coinvolti nella trattativa con la mafia vadano a dare le loro indecenti spiegazioni ai familiari di Giovanni Falcone, della moglie, Francesca Morvillo, dei tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montanaro, a quelli di Borsellino, di Agostino Catalano, di Emanuela Loi, di Vincenzo Li Muli, di Walter Eddie Cosina, di Claudio Traina.

La cosa che intristisce di più delle terribili parole di Pietro Grasso è il quasi occultamento di questa notizia sui giornali più grandi. Ho appena visto i siti on line di Repubblica, la Stampa, Corriere; Il TG3 delle 12.00 ha liquidato la notizia in pochi secondi.... SIGNORI, MA CI RENDIAMO CONTO??????????? Lo Stato ha patteggiato con la MAFIA!!!! E non solo, il procuratore Grasso dice che ciò ha salvato la vita di parecchi ministri!!!! E Falcone, con chi ha patteggiato, procuratore Grasso? E Borsellino con chi ha patteggiato, procuratore Grasso? Tutte le centinaia di persone che sono morte per combattere la mafia, con chi hanno patteggiato, procuratore Grasso?
Sono così annichilito che non riesco a scrivere altro... Verrà un giorno?

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sabato 17 ottobre 2009

Piano casa: la crescita zero dei Comuni virtuosi


















GLI 8.012 SINDACI ITALIANI stanno ricevendo in questi giorni una raccomandata. E’ una buona notizia, per chi vuole ben governare. L’Associazione dei Comuni Virtuosi comunica a tutti che l'anticasta funziona, e conviene: risparmio energetico, rispetto ambientale, vita più sociale, tutto quadra solo a voler mettere in pratica un protocollo che gira sul concetto della qualità globale. Amministratori competenti che fanno scelte logiche tralasciando interessi privati: i risultati, conti alla mano, sono da record. “Verissimo - attacca il fondatore dell'associazione, Marco Boschini - abbiamo molte richieste di adesione, perché c’è davvero una nuova sensibilità. Ma in questo periodo di Piano Casa teniamo gli occhi puntati sul territorio: ne succederanno di tutti i colori”.

L'eroe del gruppo è Domenico Finiguerra, il sindaco che a Cassinetta di Lugagnano (vicino Milano) ha imposto la crescita zero dell’edilizia. Nessun aumento delle volumetrie per cinque anni: “Di nuovo abbiamo fatto solo una scuola, adesso stiamo recuperando gli edifici storici. Appartamenti in villa stupendi, ma anche corti di pietra che si vendono a prezzo di mercato. Bellissime”. Certo il salto di qualità devono farlo le città. Reggio Emilia, per esempio. Già nel 2006 venne approvato il taglio del 30% sulle cubature: ok alle opere già approvate, stop a nuove espansioni. Ora è in fase di approvazione il Piano Strutturale che disegna lo sviluppo urbanistico dei prossimi 15 anni. Anche qui, meno cemento per tutti: diminuzione dalla costruzione di 1.500 alloggi annui (media 2001-2008) sino a un massimo di 800; vincoli di efficienza funzionale per i nuovi progetti (addio case sparpagliate e senza servizi); riconversione delle aree industriali secondo criteri ambientali severi. Obiezione: e le mega opere come il ponte di Calatrava o la futura stazione Tav? “Ridurre non significa deprimere - risponde Graziano Delrio, riconfermato sindaco lo scorso giugno - le città cambiano, è necessario. Negli ultimi anni abbiamo avuto un incremento di 35mila abitanti, nel 2025 saremo 200 mila.
Serviranno spazi più intelligenti, più belli. Non più grandi”.

Anche Bologna ha varato il suo piano strategico, e il regolamento per applicare - criticamente - il Piano Casa del governo. L’idea è di consentire gli aumenti volumetrici solo in alcune zone della città preservando il centro e gli spazi non occupati. Il tutto a condizione che ci si converta a costruzioni ecosostenibili e rispettose del paesaggio.
In Veneto, invece, si va per tribunali. Il Piano Urbanistico proposto dalla Regione ha trovato una corposa opposizione popolare: 124 associazioni e gruppi di cittadini hanno depositato, come la legge consente, oltre 14 mila “osservazioni”: analisi e richieste di modifica che dovranno essere controdedotte e discusse prima della messa ai voti dell'atto. La Procura di Venezia ha avviato un procedimento penale per manifestazione non autorizzata a carico del comitato che lo scorso 3 luglio raccolse le ultime firme e andò a depositare i fascicoli: non è bastato pagare l'occupazione del suolo pubblico, la passeggiata dal gazebo agli uffici regionali è stata valutata come adunata sediziosa.

Uno dei partecipanti, Paolo Cacciari, non usa mezzi termini: “Il nuovo Piano territoriale di Coordinamento proposto dalla giunta regionale è il ground zero della pianificazione urbanistica nel Veneto. Il provvedimento, non presentando alcuna caratteristica degli strumenti di piano, appare come un manifesto politico del ‘laisser faire’, la proclamazione della filosofia liberista senza più remore e timidezze. ‘Pochi, pochissimi vincoli nuovi, il minimo indispensabile’, recita lapidaria la prima pagina del Prologo”. Con parecchie novità, però. Come le newtown del consumo (Moto City, Veneto City) e collegamenti stradali inediti. Per non dire dell’interpretazione entusiastica del Piano: +50% del volume originario se si centrano alcuni parametri (non impossibili, a dir la verità). Così forse anche stavolta riusciremo a restare in linea con il consumo territoriale del nostro paese: 250 mila ettari l’anno.

Chiara Paolin

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lunedì 12 ottobre 2009

Il portale delle nuove tecnologie di comunicazione























"Utilizzando pertanto le nuove tecnologie, anche la nostra Amministrazione Comunale ha voluto dotarsi di un sito Internet, per favorire essenzialmente la costituzione di un capillare e completo sistema di comunicazione, per far sì che istituzione e cittadino, in modo sempre più diffuso ed efficace, abbiano la possibilità di mettersi in costante relazione tra di loro, consentendo quindi a tutta la città di funzionare al meglio, superando difficoltà che spesso sono dovute a scarse opportunità di dialogo.
Il mio impegno è quello di promuovere e di ampliare tali strumenti di comunicazione al fine di non renderli esclusivi di un'utenza evoluta: un dovere verso tutti i concittadini, innanzitutto per raccogliere suggerimenti, sollecitazioni, critiche e inoltre per mantenere viva l'immagine di una Amministrazione Comunale che pianifica, progetta e realizza opere e servizi in grado di rendere migliore la vita di ogni castelvetranese".
Gianni Pompeo


La prima volta che lessi l'introduzione al sito ufficiale del Comune di Castelvetrano, di cui avete sopra una parte, rimasi sorpreso.
Una mattina di alcuni anni fa mi recai a far colazione presso il bar di amici e trovai ,seduto fuori al tavolo che leggeva il giornale, il sindaco Gianni Pompeo.

Prima di continuare il mio racconto devo fare una piccola introduzione; in quel periodo gestivo un blog per dare voce a delle idee su cui mi volevo impegnare ma anche per sfogarmi riguardo la situazione di stasi dello sviluppo di Marinella di Selinunte e perche' sono ancora convinto, come lo ero allora, che gli abitanti di Marinella e Triscina sono sempre stati trascurati da qualsiasi amministrazione a cui abbiano dato il voto. Il blog lo chiamai The People's Republic of Selinunte ed il mio pseudonimo con cui firmavo i miei scritti joe Maiolino.
Il blog non e' piu' aggiornato per motivi che non staro' qui ad elencare.
Seppi tramite fonti che il Sindaco aveva letto alcuni articoli del blog e comunque si teneva informato a riguardo.

Ritornando al bar, mi avvicinai al Sindaco chiedendogli perche' in generale non accettava il confronto con i cittadini utilizzando il mezzo messo a disposizione da internet. Lui di primo acchitto rimase sorpreso poi mi chiese conferma: "Joe Maiolino?" risposi affermativamente. Lo incalzai, mi rispose qualcosa simile a: "Chi vuole confrontarsi puo' venire nel mio ufficio a Castelvetrano". Capii l'antifona e mi allontanai.
Oggi lo stesso Sindaco si avvale a senso unico di due portali e del suo blog personale. Cambiano i tempi e si adeguano le persone.
Tranne che per il senso unico ovviamente.

Nonostante la fruttifera presentazione, chi di voi ha visitato il sito Ufficiale del Comune di Castelvetrano, sforzandosi di continuare la navigazione nonostante l'inesistente "appeal estetico", si e' trovato davanti ad un prodotto scarso ed insoddisfacente.
Tranne alcuni dovuti aggiornamenti, manca tutto quello che un portale istituzionale dovrebbe offrire ai cittadini, a potenziali visitatori dei nostri luoghi men che dire l'utilita' a possibili turisti di lingua straniera che vi approdano e sicuramente rimbalzano. I GIF animati scopiazzati e le lucine "new" sembrano quelle di un portale amatoriale. L'incuria nel proporre, aggiornare e scegliere i contenuti trasuda ad ogni click, neanche l'Oroscopo funziona!

Le pagine "blank" di contenuti sono tenute ancora in vita senza motivo: Rassegna Stampa, Manifestazioni e Ricorrenze, Ristorazione; nemmeno quella delle Scuole, di semplice realizzazione, va aldila' del titolo. Tra i contenuti inesistenti o di contestabile utilita', ci si imbatte in pagine di servizi non funzionanti: Mappa del Territorio, Meteo, il Mercatino dell'Usato intasata da inutili promozioni in lingua Inlglese (probabile spam), Farmacie, Treni e financo l'Ora Solare.
Scorro il menu di navigazione a sinistra e sorrido quando mi imbatto in un link chiamato: Paese Albergo.

Armato di pazienza e resistendo alla tentazione di andare via provo il servizio esterno del Come Arrivare in Auto offerto da Yahoo (in verita' mi aspettavo l'ottimo viamichelin.it). Ma neanche in questo caso sono approdato a qualcosa di utile o funzionante. Niente nessuna risposta, ma non mi posso lamentare perche' l'avviso era chiaro anche se incompleto, perche' manca la non responsabilita' sul mancato funzionamento del servizio, infatti leggo: "Il Comune di Castelvetrano non si assume alcuna responsabilità sull'esattezza dei dati forniti dal servizio sopra esposto nonchè sulle conseguenze dirette e indirette che ne dovessero scaturire". Come conseguenze? A quali conseguenze saro' esposto se vengo in auto a Castelvetrano? Mi tocco un po' non si sa mai e vado avanti.

Per far scomparire il magone decido di dare un'occhiata e spero nell'Album Fotografico. Un po' d'immagini rilassano sempre la navigazione in quanto non richiedono molta concentrazione e si evita di leggere. Invece sterilmente e egoisticamente il portale mi propone 4 (proprio 1,2,3,4) scatti tra i piu' orribili ed ingiusti che il nostro territorio potesse meritare. Neanche la pazienza di cercare su internet delle foto decenti da riproporre.
Neanche la pagina importantissima dedicata alle chiese di Castelvetrano viene adornata con immagini.

Le aziende non sono messe meglio, in barba allo sviluppo del centro commerciale e della zona industriale vengono pubblicate solo 8 aziende sbattute li chissa' da quanto. La sezione Lavoro ospita bandi della G.U.R.S. Sicilia del 2005 e Nazionali risalenti al 2006 quelli generali fermi al 23/05/2003!

Nel reparto comunicazione, pezzo forte del portale come descritto dal Sindaco nella sua introduzione, ci possiamo avvalere di un forum a cui nessuno partecipa, neanche gli stessi Consiglieri, Assessori o Sindaco propongono articoli, riflessioni, dibattiti, novita'.
Speravo in uno spazio chat dove ogni membro di questa Amministrazione si mettesse a disposizione della cittadinanza per un ora alla settimana anche ogni due di settimane "innanzitutto per raccogliere suggerimenti, sollecitazioni, critiche e inoltre per mantenere viva l'immagine di una Amministrazione Comunale che pianifica, progetta e realizza opere e servizi in grado di rendere migliore la vita di ogni castelvetranese".
Ricontrollo l'URL per essere sicuro di essere approdato nel posto giusto.
Si e' questo il sito Ufficiale del Comune di Castelvetrano non ci sono dubbi.

Mi voglio lamentare cerco il contatto e-mail dell'Assessore incaricato alle comunicazioni, al pubblico o a qualcosa che mi possa permettere di esprimere il mio malcontento. Click...Daniela Saporito? Maddalena Conigliaro??
Avvilito spengo e vado a farmi una birra.


P.S. Trovo alquanto ingiusto che l'Amministrazione Comunale di Castelvetrano (visti i risultati) presumibilmente paghi la gestione ed il mantenimento del sito ufficiale del Comune di Castelvetrano utilizzando poi in maniera gratuita e costante il portale castelvetranoselinunte.it

P.S. 2 Nonostante il proclama di promuovere la comunicazione, la trasparenza ed il dialogo attraverso l'utilizzo di "nuove tecnologie", mai il Sindaco ne' la sua Segreteria si e' degnata di rispondere alle domande, critiche e/o suggerimenti mosse all'Amministrazione da parte di chi dovrebbe usufruire del mezzo cioe': I CITTADINI. Due esempi relativi alla mia esperienza personale potete trovarli qua e qua.

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sabato 10 ottobre 2009

10 domande all'Assessore Giovanna Errante Parrino



























Giorno 10 di Ottobre 2009 sul sito castelvetranoselinunte.it venne pubblicata una comunicazione del Sindaco di Castelvetrano Gianni Pompeo che con proprio provvedimento, (come fece per la nomina dell'ex Assessore alla frazioni Daniela Saporito) nomina cosi' l'Assessore Giovanna Errante Parrino.
Dopo essermi congratulato con la neo nominata commentai l'articolo ponendo 10 domande che potessero chiarire alcuni punti e servissero da introduzione al nuovo Assessore.
A tutt'oggi 15 di Ottobre 2009 nessuna risposta e' arrivata da parte dell'Assessore Errante Parrino.
Il cittadino non conta, l'Amministrazione Comunale di Castelvetrano, tranne rare e punte eccezioni, continua quella che io chiamo Omerta' Istituzionale.
Di seguito potete rileggere il mio intervento.


Mi congratulo con Lei signora Giovanna Errante Parrino per la nomina ricevuta, spero che il suo mandato duri un po' di piu' di quello del suo predecessore.
Se mi permette vorrei porLe alcuni quesiti per conoscerLa meglio:

1) Alle comunali del 2007 Lei si presento' tra le file dell'UDEUR, il partito di Mastella, con il quale ottenne 91 preferenze. Quali sono state le sue riflessioni ideologico-politiche che la hanno spinta ad abbracciare il partito?

2) Come concilia politicamente il Centrismo dell'UDEUR con l'Autonomismo dell'MPA mirato al Federalismo?

3) Il Sindaco Gianni Pompeo, nell'articolo pubblicato il 10/10/2009 sul portale castelvetranoselinunte.it, la pone all'interno dell'MPA vicina alle posizioni dell'On Vito Li Causi (eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati, in virtù della candidatura nella lista Popolari UDEUR nella circoscrizione Sicilia 1 e passato all'UDC di Casini nel 2008).
Si sentiva piu' vicina prima alle posizioni politiche dell'On. Li Causi o adesso all'interno dell'MPA?

4) Secondo Lei in un partito, contano maggiormente il "potenziale politico" o le ideologie che ne stanno alla base?

5) Il Sindaco Gianni Pompeo la descrive usando il termine di "tecnico".
Ci puo' spiegare chiaramente, quelle che Lei crede siano le competenze relative al termine sopracitato?

6) Quali sono secondo Lei le priorita' urbanistiche, di uso civico e sociali nonche' quelle di carattere economico-turistico legate alle frazioni di Triscina e Marinella di Selinunte?

7) Ha mai visitato la scuola elementare e la materna di Marinella?
Se si, come insegnante, pensa che ci siano differenze di offerta pedagogica ed educativa rispetto i plessi di Castelvetrano? (non intendendo con cio' differenze qualitative dei docenti)

8) Dal programma presentato agli elettori da parte del Sindaco Pompeo, quali sono i punti sui quali lavorera' da subito a favore delle frazioni se le verranno delegate?
Quali crede siano le tempistiche approssimative di realizzazione?

9) In quale modo rendera' i cittadini delle frazioni (nell'eventualita'le vengano delegate) partecipi al suo programma di gestione?

10) Lei pensa che un confronto aperto e quindi anche critico tra i rappresentanti delle istituzioni ed i cittadini, sia sinonimo e favorisca lo sviluppo civico-socio-economico?
Se si, come intende incoraggiare tale partecipazione?

Grazie e buon lavoro.
Giuseppe Ingoglia

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Abusivismo edilizio, in Sicilia l’urbanistica è “Cosa nostra”















L'articolo seguente e' del 13/09/2009 per Triscina stessa minestra come da articolo precedente. Ma con l'approvazione del PRG di Triscina tutte le 5000 abitazioni sono state quindi condonate?

Che in Sicilia non si andasse tanto per il sottile in tema di deregulation urbanistica lo si era capito fin dagli anni Cinquanta, quando la «premiata ditta» Salvo Lima (sindaco) e Vito Ciancimino (assessore ai Lavori pubblici) diede vita al famigerato sacco di Palermo, forse la più grande speculazione edilizia della storia italiana (in una sola notte furono concesse oltre 500 licenze per nuove costruzioni). Oggi, l’antica Trinacria forse sta messa peggio di ieri: secondo alcune stime, un edificio illegale su dieci, tirato su in Italia, si trova da queste parti. Guida la speciale classifica delle città con il più alto numero di alloggi e manufatti abusivi la provincia di Palermo, seguita a ruota da Catania, Agrigento, Caltanissetta e Siracusa.

Legambiente ha calcolato in almeno 141.913 le particelle con fabbricati non dichiarati che sono state scoperte da rilevazioni aeree e confronti con mappe catastali negli ultimi anni. A Lampedusa, ad esempio, sono state avanzate quasi 3.000 richieste di condono edilizio (su poco più di 5.000 e 700 abitanti), ma il rischio «colata selvaggia» incombe ancora sugli «appetitosi » terreni agricoli, sui quali si sono già poggiati gli sguardi vogliosi dei soliti palazzinari: da rilevare, inoltre, che l’isola non possiede né un piano regolatore, né un piano paesistico, ma soltanto un vecchio programma di fabbricazione, che non è certamente la Bibbia.

Restando ancora in provincia di Agrigento, nella baia di Lido Rossello, per la precisione, da quindici anni gli scheletri di alcune palazzine, in riva al mare, deturpano il paesaggio: la loro costruzione era stata avviata, agli inizi dei Novanta, attraverso una procedura che ha dell’incredibile: gli assessori del Comune di Realmonte, dove sorge il litorale, si erano autorizzati da sé l’edificazione degli immobili. I piloni affondati nella sabbia sono ancora lì, che aspettano di essere sradicati. E chissà quando questo avverrà. A pochi chilometri, invece, è tuttora in fase di realizzazione un albergo sulla spiaggia della Scala dei Turchi, del quale il Tar Sicilia ha già disposto l’abbattimento.

Ma finora, senza alcun risultato. Come senza risultato sono le battaglie degli ambientalisti contro le case abusive nella Valle dei Templi, edificate tra gli anni Settanta e Ottanta - si disse - anche grazie all’«interessamento» di Cosa nostra. La magistratura ha dichiarato che devono essere rase al suolo. Finora, soltanto otto su seicento sono crollate sotto i colpi dei bulldozer. A proposito di mafia e mafiosi, se ci spostiamo a Pizzo Sella, in provincia di Palermo, ci imbattiamo in un milione di metri quadrati di cemento dichiarati abusivi sia dalla Cassazione che dal Tar. Ma è come se non fosse successo niente. Le villette sono ancora al loro posto.

E l’elenco è ancora lungo: c’è la Grande muraglia di Piraino, a Messina, ideata per mettere in sicurezza il versante tirrenico a fronte di un rischio geologico che non esiste; ci sono le 5.000 villette abusive di Triscina, a Trapani, che minacciano di «rosicchiare» altro terreno dal vicino sito archeologico di Selinunte; ci sono le 400 case fuorilegge nella riserva naturale del Simeto, a Catania; c’è la strada provinciale che fiancheggia la spiaggia, a Capo d’Orlando, in provincia di Messina; e poi ci sono i piani scellerati per la costruzione di nuovi campi da golf e di avveniristici porti turistici (sono in lista d’attesa Lampedusa, Lipari, Capo d’Orlando, Cefalù, Favignana e Avola).

Il business è, come sempre, rintracciabile tra le righe dei faraonici progetti di riqualificazione e valorizzazione territoriale in ottica turistica: tutto alla luce del sole, ma dietro green e approdi per diportisti ci sono i finanziamenti pubblici e le joint-venture tra pubblico e privato che portano, a traino, centri commerciali, alberghi, negozi e cantieri delle specie più disparate. E questi, a loro volta, renderanno necessaria la costruzione di parcheggi, appartamentini e quant’altro.

Nazareno Dinoi

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venerdì 9 ottobre 2009

Medium
























"Medium" fu scelto perché la lingua inglese non possiede un termine con il doppio significato di "mezzo" (come strumento) e "qualcosa che sta a metà tra due poli" (in questo caso tra l'autore di un messaggio e il destinatario). "Wikipedia"

Ormai e' chiaro, la Signora Saporito e' stata utilizzata come mezzo di scambio.
Un commento di Vito Giacalone descrive a suo giudizio questa manovra:
"Bassa operazione da manuale del sindaco Pompeo. Ricorda le logiche spartitorie degli anni ‘70 e ‘80, che hanno portato l’Italia allo sfascio!"

Sull'accaduto il nostro Sindaco si e' espresso chiaramente nei suoi comunicati.
Di contro le domande poste dai cittadini al Sindaco Pompeo rimarranno senza risposta.
La certezza e' quella che la classe dirigente (purtroppo non solo quella Castelvetranese) opera tramite favoritismi e scambi non sempre mirati, come in questo caso, al benessere della comunita' e dei cittadini.

Ripropongo in questo articolo "la replica ai convenevoli" della signora Saporito al Sindaco Pompeo. Chi volesse leggere in ordine cronologico gli avvenimenti puo' farlo utilizzando i link alla fine del post.
Triscina e Selinunte dovranno ancora aspettare.

“Politicamente non entro nel merito della questione, ma mi corre l’obbligo puntualizzare che, pur essendo simpatizzante del PDL non appartengo a nessuna area politica e quella con l’onorevole Giulia Adamo, cosi come quella con ambienti del PDL e dell’ UDC, è una amicizia personale lontana da interessi di partito. Personale come del resto, pensavo fosse quella con Gianni Pompeo, tantè che già in precedenza aveva manifestato il piacere di avere in giunta, come tecnico, mio marito che per impegni suoi aveva rifiutato.
A dichiararlo Daniela Saporito, dopo la revoca di Assessore al Turismo del Comune di Castelvetrano, che conclude: Constato con amarezza come la “fantapolitica ” riesca a superare qualsiasi rapporto umano mettendo in ombra chi, per il proprio paese, spende ogni risorsa, intellettuale, umana ed economica”. Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuta ed apprezzata e mi scuso con tutti i cittadini che avevano nei miei confronti, aspettative che non ho potuto esaudire per una serie complessa di motivi e soprattutto per il tempo veramente esiguo che ho avuto a disposizione".
Daniela Saporito


La revoca





La Nota della Adamo






Risposta di Pompeo


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mercoledì 7 ottobre 2009

Cinquemila edifici illegali sul lido degli abusi



















A Triscina oltre 800 abitazioni sono talmente irregolari da non poter rientrare nei condoni degli anni scorsi.

Se vi piacciono i tondini di ferro ruggine ficcati su nel cielo, se adorate il calcestruzzo sgretolato dalla salsedine, se andate pazzi per i selciati sconnessi, se vi commuovono le scalinate di cemento armato che digradano sulla spiaggia demaniale fino al mare e le necropoli riciclate in discariche, c'è il posto che fa per voi. Si chiama Triscina, sta a due passi da Selinunte (l’ideale per farci fare un figurone), è completamente abusiva e detiene probabilmente il record mondiale di impunità: su circa 5 mila case nate fuorilegge (tutte), oltre 800 sono così al di là di ogni limite di illegalità da non aver potuto approfittare neppure del condono del 1985. Non hanno potuto approfittare neppure del condono del 1994, né delle ammiccanti leggine via via tentate dalla Regione Sicilia.

Colpite dalla ordinanza di demolizione (obbligatoria) non hanno mai visto però una ruspa, un piccone, uno scalpello. Sapete quante ne hanno abbattute, in questi anni? Zero: zero carbonella.
Eppure qui, di quegli «abusivi per necessità» che vengono difesi a spada tratta dai legalisti di bocca buona, non ce n’è uno in giro.
Basta vagabondare tra le stradine che scendono a pettine verso il mare: cancelli sbarrati, finestre sbarrate, porte sbarrate. Non un’auto parcheggiata, un bambino che giochi, un ciclista che pedali, un panno steso al sole. «La Florida d’Italia! La Florida d’Italia!», strilla ogni tanto qualcuno vagheggiando di una regione aperta tutto l’anno grazie al sole, al mare, alle ginestre, alle ricchezze archeologiche.

E sarebbe questa? Una Florida sgangherata che poco dopo la metà di settembre ha già chiuso tutto, ritirato le sdraio, smontato il campeggio, serrato le baracche-bar sulla spiaggia? Li conti sulle dita gli abitanti di questa scheletrica e bruttissima città fantasma che restano a vivere quaggiù anche dopo la fine dell’estate. E se da altre parti della penisola, in certe periferie delle grandi città, potresti avere lo scrupolo di buttar giù una schifezza perché c’è dentro qualcuno, qui no: nessun alibi. Tranne, s’intende, quello politico che tutti, dai sindaci agli assessori, ti ripetono qui in Sicilia: un abusivo è un abusivo, 5 mila abusivi sono un partito.

Spiega un rapporto di Legambiente che la Sicilia, con 63.089 case abusive costruite dal 1994 ad oggi, rappresenta un sesto dell’intero panorama (362.676) dell’edilizia illegale italiana. Spiega anche che 305 case su mille, nell’isola, «non sono occupate e quindi rientrano tra le cosiddette "seconde case"». Conclusione: visto che nella stragrande maggioranza questi edifici fuorilegge costruiti negli ultimi anni in attesa di un nuovo condono sono proprio case per le vacanze, si potrebbero buttare giù.

Sì, ciao. «Il problema è che i sindaci le ordinanze le firmano perché lo vuole la legge - racconta il dirigente generale dell’urbanistica regionale, Nino Scimemi -. Ma poi difficilmente fanno partire gli appalti per affidare i lavori di abbattimento». Basti ricordare la testimonianza di Enzo Bianco: «Ero sindaco di Catania da poche settimane quando, una mattina, un impiegato mi porta alla firma un faldone con due o trecento ordini di demolizione... Comincio a firmare e gli chiedo: "Qual è il calendario delle demolizioni?" Quello sbianca, chiude il faldone, gira i tacchi e se ne va. Dopo un po’ entra il capo di gabinetto: "Ma signor sindaco, le firme servono solo a non farla incriminare per omissione di atti d’ufficio... Non penserà mica..."».

Molti anni dopo, non è cambiato niente. Incapace di raccogliere informazioni precise in un panorama così sgangherato, la Regione ha distribuito un questionario per un sondaggio a campione. Risultato: nonostante lo sbracamento dello Stato con la raffica di condoni, gli abusi edilizi accertati come in-sa-na-bi-li in Sicilia e quindi colpiti da una obbligatoria ordinanza di abbattimento sono oggi 21 mila. E quelle eseguite negli ultimi anni? Boh... Nessuno ne ha la più pallida idea. Forse 200, dicono in Regione. Delle quali 130 (in larga misura baracche) a Siracusa grazie a un protocollo d’intesa del sindaco Titti Bufardeci con la Procura e il resto nelle altre province, che ospitano il 93% degli abusi isolani.

Il che fa ipotizzare agli ambientalisti una percentuale di demolizioni effettive intorno allo 0,3 di quelle firmate. Umiliante. Chi ha governato l’isola in questi anni, destra e sinistra, non è riuscito a fare il suo mestiere tra gli «abusivi del superfluo» (chi aveva una casa sequestrata e acquisita per abusivismo se l’è tenuta ed è «ospite» del Comune) come a Triscina, che con Marinella stringe Selinunte in una morsa di calcestruzzo e scarica dove può, compresa la necropoli di Timpone Nero dove i sepolcri vuotati dai tombaroli vengono usati come depositi d’immondizia.

Non ci è riuscito con i grandi palazzinari e le aziendine edili che hanno tirato su alla periferia della sola Palermo un agglomerato di condomini e casette abusive dove vivono almeno 80 mila persone. Non ci è riuscito a Pizzo Sella, la «collina del disonore» palermitana dove tre grosse imprese (una delle quali controllata dalla sorella di Michele Greco, detto «Il Papa») edificarono 170 ville: 64 subito abitate, 55 finite ma mai occupate, 51 mai finite. Hanno perso tutti i processi, i costruttori. Tutti. Fino in Cassazione. Eppure, di quelle 170 ville, ne hanno tirata giù (nel lontano 1998: poi basta) solo una. Meglio: uno scheletro.

Il tribunale ha stabilito, al di là di ogni ragionevole dubbio, che si trattò di un tipo di abusivismo assai consueto, in una regione in cui solo il 18,4 per cento dei comuni si è dotato di un piano regolatore: le licenze c’erano, ma erano state comperate. Come siano stati puniti quei funzionari infedeli, quei costruttori e quei progettisti che devastarono la collina ce lo dice la sentenza. Totale imputati: dieci. Totale condanne: 36 mesi di carcere.
Una settimana per ogni villa. Con la condizionale, si capisce...

Gian Antonio Stella anno 2003
Successivamente venne approvato il PRG della frazione di Castelvetrano e' stato condonato tutto? Anche quelle sulla spiaggia?

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lunedì 5 ottobre 2009

Daniela Saporito, tra Adamo e Pompeo



























Il Sindaco della città di Castelvetrano, Dr. Gianni Pompeo, in merito alla nota diffusa dall’On. Giulia Adamo agli organi di stampa sulla revoca dell’assessore Daniela Saporito, vuole precisare una serie di doverosi distinguo: “Conosco ed apprezzo Giulia Adamo ma non sapevo che soffrisse di improvvisi vuoti di memoria, poiché la nomina di Daniela Saporito non nasce certo dal curriculum politico della stessa, bensì da una precisa segnalazione dell’On. Adamo- afferma il primo cittadino- anche perché ricordo all’On. Adamo che fu lei stessa, nel corso di una cena a Mazara del Vallo con il consigliere provinciale Duilio Pecorella, a chiedere una rappresentanza in seno alla mia Giunta.

Ricordo altresì che l’incontro con il Sottosegretario Gianfranco Miccichè si svolse a Palermo e non a Roma, e rammento bene che nessuno, men che mai l’On. Adamo, mi ha mai richiesto alcun progetto che non avrei avuto alcuna difficoltà a presentare poiché i nostri sono progetti esecutivi e finanziabili.

Leggendo attentamente tra le pieghe del comunicato dell’Adamo- continua Pompeo- si evince che la stessa prima smentisce e poi conferma la genesi del progetto Saporito, perché lei sa bene che la politica richiede le sue alleanze, basti ricordare che anche la Adamo, nel corso della sua carriera politica, ha cambiato più volte opinione su Massimo Grillo o Antonio D’Ali, ritenuti prima alleati, poi nemici, poi di nuovo alleati e quindi non vedo di cosa meravigliarsi.

Va precisato altresì che per quanto riguarda la nomina dell’Assessore Enrico Adamo nel 2007 non nacque certamente su sollecitazione dell’On. Adamo- afferma Pompeo- ma scaturì da alcune frange locali del partito di Forza Italia che nel turno di ballottaggio appoggiarono la mia candidatura a sindaco.

Poi trovo strumentale definire un gruppo consiliare di tutto rispetto come quello dell’ex-Udeur, oggi MPA, che conta quattro consiglieri comunali, “gli amici di Li Causi”. Voglio rassicurare poi l’On. Adamo sul futuro della città di Castelvetrano che sarà programmato con la mera esecuzione del programma che ho presentato agli elettori, che lo hanno entusiasticamente votato, e non certo con chissà quali giochi di potere. Anzi invito l’On. Adamo che è stata eletta anche grazie al sostegno dei miei concittadini e quindi è un deputato di questo territorio- conclude il sindaco- a svolgere appieno il suo mandato parlamentare portando avanti le progettualità legate a questa città”.


Quindi:
• L’Assessore alle frazioni non era pensato per portare beneficio, sviluppo, controllo, arricchimento socio-culturale e per stimolare il mercato turistico-lavorativo a beneficio dei cittadini (cittadini= tu che leggi ed io che scrivo) ma per soddisfare una “segnalazione”.
Oramai certe affermazioni (sintomatiche) si possono fare senza pudore, pubblicamente.
• La nomina di Assessore della signora Saporito e’ e rimane, (a mio parere) nonostante le precisazioni di carattere politico, uno spreco di denaro pubblico. Il breve mandato della signora Saporito non e’ stato di alcuna utilita’ pubblico-sociale ma esclusivamente finalizzata ad assecondare una richiesta.
Ovviamente in politica, lo sanno anche i bambini, non esistono favori “a gratis”.
• Il requisito (non indispensabile se hai la segnalazione giusta) per avere un posto in Assessorato e’ il curriculum politico. Cioe’ devi essere un professionista delle alleanze, dei compromessi, delle promesse, dell’opportunismo egoistico, delle fruttuose mediazioni etc. Senza fare di tutta l’erba un fascio ovviamente.

Il programma dell’Amministrazione Pompeo votato “entusiasticamente” lo potete leggere qua (http://giannipompeo.it/programma) ed eventualmente ne possiamo discutere la valenza e gli obbiettivi raggiunti.
Per chi invece lo ha votato (se mai lo abbia letto) rinfreschiamo la memoria.

Per esempio:
Servizi territoriali alla persona
• Istituzione del vigile di quartiere (A Selinunte e Triscina inesistenti, a Castelvetrano? Quante multe hanno preso a chi sporca? Ma esistono?)
• Potenziamento e prosecuzione dei progetti previsti dalla legge 285/97, con particolare riferimento agli asili nido (Non so)
• Soluzioni alternative per le famiglie con difficoltà abitative, come illustrato in premessa (Non so)
• Creazione di una ludoteca (Dove?), potenziamento dei parchi gioco (Venite a Selinunte oppure uno sguardo dentro la Villa in Viale Roma), attivazione di centri aggregazione giovanile (Dove?), anche in collaborazione con le parrocchie.
• Potenziamento dei servizi ai disabili ed agli anziani, con attivazione del servizio di “taxi sociali” (Ci sono?)
• Promozione del servizio civile (Mai sentito, da iniziativa comunale, puliamo le spiaggie)
• Attivazione, anche nelle borgate, di sportelli informativi (Dove? Quello vicino l’entrata del parco? Ma funziona?)
• Eliminazione delle barriere architettoniche nelle principali arterie (Fatevi una passeggiata in carrozina in Via Vittorio Emanuele)

P.S. (qualcuno puo’ trovare la nota di Adamo alla quale il Sindaco risponde? Grazie)

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venerdì 2 ottobre 2009

Punito perchè ho fatto solo il mio dovere




















Al Sig. Presidente della Repubblica
Piazza del Quirinale ROMA

Signor Presidente, scrivo questa lettera a Lei soprattutto nella Sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. E’ una lettera che non avrei mai voluto scrivere. E’ uno scritto che evidenzia quanto sia grave e serio lo stato di salute della democrazia nella nostra amata Italia.

E’ una lettera con la quale Le comunico, formalmente, le mie dimissioni dall’Ordine Giudiziario.

Lei non può nemmeno lontanamente immaginare quanto dolorosa sia per me tale decisione. Sebbene l’Italia sia una Repubblica fondata sul lavoro – come recita l’art. 1 della Costituzione – non sono molti quelli che possono fare il lavoro che hanno sognato; tanti il lavoro non lo hanno, molti sono precari, altri hanno dovuto piegare la schiena al potente di turno per ottenere un posto per vivere, altri vengono licenziati come scarti sociali, tanti altri ancora sono cassintegrati. Ebbene, io ho avuto la fortuna di fare il magistrato, il mestiere che avevo sognato fin dal momento in cui mi iscrissi alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Federico II” di Napoli, luogo storico della cultura giuridica.
La magistratura ce l’ho nel mio sangue, provengo da quattro generazioni di magistrati.
Ho respirato l’aria di questo nobile e difficile mestiere sin da bambino. Uno dei giorni più belli della mia vita è stato quando ho superato il concorso per diventare uditore giudiziario. Una gioia immensa che mai avrei potuto immaginare destinata a un epilogo così buio. E’ cominciata con passione, idealità, entusiasmo, ma anche con umiltà ed equilibrio, la missione della mia vita professionale, come in modo spregiativo la definì il rappresentante della Procura Generale della Cassazione durante quel simulacro di processo disciplinare che fu imbastito nei miei confronti davanti al Csm. Per me, esercitare le funzioni giudiziarie in ossequio alla Costituzione Repubblicana significava tentare di dare una risposta concreta alla richiesta di giustizia che sale dai cittadini in nome dei quali la Giustizia viene amministrata. Quei cittadini che – contrariamente a quanto reputa la casta politica e dei poteri forti – sono tutti uguali davanti alla legge. Del resto Lei, signor Presidente, che è il custode della Costituzione, ben conosce tali inviolabili principi costituzionali e mi perdoni, pertanto, se li ricordo a me stesso.

I modelli ai quali mi sono ispirato sin dall’ingresso in magistratura – oltre a mio padre, il cui esempio è scolpito per sempre nel mio cuore e nella mia mente – sono stati magistrati quali Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ed è nella loro memoria che ho deciso di sventolare anch’io l’agenda rossa di Borsellino, portata in piazza con immensa dignità dal fratello Salvatore. Ho sempre pensato che chi ha il privilegio di poter fare quello che sogna nella vita debba dare il massimo per il bene pubblico e l’interesse collettivo, anche a costo della vita. Per questo decisi di assumere le funzioni di Pubblico Ministero in una sede di trincea, di prima linea nel contrasto al crimine organizzato: la Calabria. Una terra da cui, in genere, i magistrati forestieri scappano dopo aver svolto il periodo previsto dalla legge e dove invece avevo deciso (ingenuamente) di restare.

Ho dedicato a questo lavoro gli anni migliori della mia vita, dai 25 ai 40, lavorando mai meno di dodici ore al giorno, spesso anche di notte, di domenica, le ferie un lusso al quale dover spesso rinunciare. Sacrifici enormi, personali e familiari, ma nessun rimpianto: rifarei tutto, con le stesse energie e il medesimo entusiasmo.

In questi anni difficili, ma entusiasmanti, in quanto numerosi sono stati i risultati raggiunti, ho avuto al mio fianco diversi colleghi magistrati, significativi settori della polizia giudiziaria, un gruppo di validi collaboratori. Ho cercato sempre di fare un lavoro di squadra, di operare in pool. Parallelamente al consolidarsi dell’azione investigativa svolta, però, si rafforzavano le attività di ostacolo che puntavano al mio isolamento, alla de-legittimazione del mio lavoro, alle più disparate strumentalizzazioni. Intimidazioni, pressioni, minacce, ostacoli, interferenze. Attività che, talvolta, provenivano dall’esterno delle Istituzioni, ma il più delle volte dall’interno: dalla politica, dai poteri forti, dalla stessa magistratura. Signor Presidente, a Lei non sfuggirà, quale Presidente del CSM, che l’indipendenza della magistratura può essere minata non solo dall’esterno dell’ordine giudiziario, ma anche dall’interno: ostacoli nel lavoro quotidiano da parte di dirigenti e colleghi , revoche e avocazioni illegali, tecniche per impedire un celere ed efficace svolgimento delle inchieste.

Ho condotto indagini nei settori più disparati, ma solo quando mi occupavo di reati contro la Pubblica amministrazione diventavo un cattivo magistrato.

Posso dire con orgoglio che il mio lavoro a Catanzaro procedeva in modo assolutamente proficuo in tutte le direzioni, come impone il precetto costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale, corollario del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La polizia giudiziaria lavorava con sacrifici enormi, perché percepiva che risultati straordinari venivano raggiunti. Le persone informate dei fatti testimoniavano e offrivano il loro contributo. Lo Stato c’era ed era visibile, in un territorio martoriato dal malaffare. Le inchieste venivano portate avanti tutte, senza insabbiamenti di quelle contro i poteri forti (come invece troppe volte accade). Questo modo di lavorare, il popolo calabrese – piaccia o non piaccia al sistema castale – lo ha capito, mostrandoci sostegno e solidarietà. Non è poco, signor Presidente, in una Regione in cui opera una delle organizzazioni mafiose più potenti del mondo. E che lo Stato stesse funzionando lo ha compreso bene anche la criminalità organizzata. Tant’è vero che si sono subito affinate nuove tecniche di neutralizzazione dei servitori dello Stato che si ostinano ad applicare la Costituzione Repubblicana. Non so se Ella, Signor Presidente, condivide la mia analisi. Ma a me pare che - dopo la stagione delle stragi di mafia culminate nel 1992 con gli attentati di Capaci e di via D’Amelio e dopo la strategia della tensione delle bombe a grappolo in punti nevralgici del Paese nel 1993 - le mafie hanno preso a istituzionalizzarsi. Hanno deciso di penetrare diffusamente nella cosa pubblica, nell’economia, nella finanza. Sono divenute il cancro della nostra democrazia. Controllano una parte significativa del prodotto interno lordo del nostro paese, hanno loro rappresentanti nella politica e nelle Istituzioni a tutti i livelli, nazionali e territoriali. Nemmeno la magistratura e le forze dell’ordine sono rimaste impermeabili. Si è creata un’autentica emergenza democratica, da sconfiggere in Italia e in Europa.

Gli ostacoli più micidiali all’attività dei servitori dello Stato sono i mafiosi di Stato: quelli che indossano abiti istituzionali, ma piegano le loro funzioni a interessi personali, di gruppi, di comitati d’affari, di centri di potere occulto. Non mi dilungo oltre, perché credo che al Presidente della Repubblica tutto questo dovrebbe essere noto.

Ebbene oggi, Signor Presidente, non è più necessario uccidere i servitori dello Stato: si creerebbero nuovi martiri; magari, ai funerali di Stato, il popolo prenderebbe di nuovo a calci e sputi i simulacri del regime; l’Europa ci metterebbe sotto tutela. Non vale la pena rischiare, anzi non serve. Si può raggiungere lo stesso risultato con modalità diverse: al posto della violenza fisica si utilizza quella morale, la violenza della carta da bollo, l’uso illegale del diritto o il diritto illegittimo, le campagne diffamatorie della propaganda di regime, si scelga la formula che più piace.

Che ci vuole del resto, signor Presidente, per trasferire un magistrato perbene, un poliziotto troppo curioso, un carabiniere zelante, un finanziere scrupoloso, un prete coraggioso, un funzionario che non piega la schiena, o per imbavagliare un giornalista che racconta i fatti? E’ tutto molto semplice, quasi banale. Ordinaria amministrazione.

Per allontanare i servitori dello Stato e del bene pubblico, bisogna prima isolarli, delegittimarli, diffamarli, calunniarli. A questo servono i politici collusi, la stampa di regime al servizio dei poteri forti, i magistrati proni al potere, gli apparati deviati dello Stato. La solitudine è una caratteristica del magistrato, l’isolamento è un pericolo. Ebbene, in Calabria, mentre le persone rispondevano positivamente all’azione di servitori dello Stato vincendo timori di ritorsioni, spezzando omertà e connivenze, pezzi significativi delle Istituzioni contrastavano le attività di magistrati e forze dell’ordine con ogni mezzo.

Quello che si è realizzato negli anni in Calabria sul piano investigativo è rimasto ignoto, in quanto la cappa esercitata anche dalla forza delle massonerie deviate impediva di farlo conoscere all’esterno. Il resto del Paese non doveva sapere. Si praticava la scomparsa dei fatti. Quando però le vicende sono cominciate a uscire dal territorio calabrese, l’azione di sabotaggio si è fatta ancor più violenta e repentina. Invece dello sbarco degli Alleati, c’è stato quello della borghesia mafiosa che soffoca la vita civile calabrese. L’azione dello Stato produceva risultati in termini di indagini, restituiva fiducia nelle Istituzioni, svelava i legami tra mafia “militare” e colletti bianchi, smascherava il saccheggio di denaro pubblico perpetrate da politici collusi, (im)prenditori criminali e pezzi deviati delle Istituzioni a danno della stragrande maggioranza della popolazione, scoperchiava un mercato del lavoro piegato a interessi illeciti, squadernava il controllo del voto e, quindi, l’inquinamento e la confisca della democrazia.

Sono cose che non si possono far conoscere, signor Presidente. Altrimenti poi il popolo prende coscienza, capisce come si fanno affari sulla pelle dei più deboli, dissente e magari innesca quella democrazia partecipativa che spaventa il sistema di potere che opprime la nostra democrazia. Una presa di coscienza e conoscenza poteva scatenare una sana e pacifica ribellione sociale. Lei, signor Presidente, dovrebbe conoscere – sempre quale Presidente del CSM - le attività messe in atto ai miei danni. Mi auguro che abbia assunto le dovute informazioni su quello che accadeva in Calabria per fermare il lavoro che stavo svolgendo in ossequio alla legge e alla Costituzione. Avrà potuto così notare che è stata messa in atto un’attività di indebito esercizio di funzioni istituzionali al solo fine di bloccare indagini che avrebbero potuto ricostruire fatti gravissimi commessi in Calabria (e non solo) da politici di destra, di sinistra e di centro, da imprenditori, magistrati, professionisti, esponenti dei servizi segreti e delle forze dell’ordine. Tutto ciò non era tollerabile in un Paese ad alta densità mafiosa istituzionale. Come poteva un pugno di servitori dello Stato pensare di esercitare il proprio mandato onestamente applicando la Costituzione? Signor Presidente, Lei - come altri esponenti delle Istituzioni - è venuto in Calabria, ha esortato i cittadini a ribellarsi al crimine organizzato e ad avere fiducia nelle Istituzioni. Perché, allora, non è stato vicino ai servitori dello Stato che si sono imbattuti nel cancro della nostra democrazia, cioè nelle più terribili collusioni tra criminalità organizzata e poteri deviati? Non ho mai colto alcun segnale da parte Sua in questa direzione, anzi. Eppure avevo sperato in un Suo intervento, anche pubblico: ero ancora nella fase della mia ingenuità istituzionale. Mi illudevo nella neutralità, anzi nell’imparzialità dei pubblici poteri. Poi ho visto in volto, pagando il prezzo più amaro, l’ingiustizia senza fine.

Sono stato ostacolato, mi sono state sottratte le indagini, mi hanno trasferito, mi hanno punito solo perché ho fatto il mio dovere, come poi ha sancito l’Autorità Giudiziaria competente. Ma intanto l’obiettivo era stato raggiunto, anche se una parte del Paese aveva e ha capito quel che è accaduto, ha compreso la posta in gioco e me l’ha testimoniato con un affetto che Lei non può nemmeno immaginare. Un affetto che costituisce per me un’inesauribile risorsa aurea.

Ho denunciato fatti gravissimi all’Autorità giudiziaria competente, la Procura della Repubblica di Salerno: me lo imponeva la legge e prima ancora la mia coscienza. Magistrati onesti e coraggiosi hanno avuto il solo torto di accertare la verità, ma questa ancora una volta era sgradita al potere. E allora anche loro dovevano pagare, in modo ancora più duro e ingiusto: la lezione impartita al sottoscritto non era stata sufficiente. La logica di regime del “colpirne uno per educarne cento” usata nei miei confronti non bastava ancora a scalfire quella parte della magistratura che è l’orgoglio del nostro Paese. Ci voleva un altro segnale forte, proveniente dalle massime Istituzioni, magistratura compresa: la ragion di Stato (ma quale Stato, signor Presidente?) non può tollerare che magistrati liberi, autonomi e indipendenti possano ricostruire fatti gravissimi che mettono in pericolo il sistema criminale di potere su cui si regge, in parte, il nostro Paese.

Quando la Procura della Repubblica di Salerno – un pool di magistrati, non uno “antropologicamente diverso”, come nel mio caso – ha adottato nei confronti di insigni personaggi calabresi provvedimenti non graditi a quei poteri che avevano agito per distruggermi, ecco che il circuito mediatico-istituzionale, ai più alti livelli, ha fatto filtrare il messaggio perverso che era in atto una “lite fra Procure”, una guerra per bande. Una menzogna di regime: nessuna guerra vi è stata, fra magistrati di Salerno e Catanzaro. C’era invece semplicemente, come capirebbe anche mio figlio di 5 anni, una Procura che indagava, ai sensi dell’art. 11 del Codice di procedura penale, su magistrati di un altro distretto. E questi, per ostacolare le indagini, hanno a loro volta indagato i colleghi che indagavano su di loro, e me quale loro istigatore. Un mostro giuridico. Un’aberrazione di un sistema che si difende dalla ricerca della verità, tentando di nascondersi dietro lo schermo di una legalità solo apparente.

Questa menzogna è servita a buttare fuori dalle indagini (e dalla funzioni di Pm) tre magistrati di Salerno, uno dei quali lasciato addirittura senza lavoro. Il messaggio doveva essere chiaro e inequivocabile: non deve accadere più, basta, capito?! Signor Presidente, io credo che Lei in questa vicenda abbia sbagliato. Lo affermo con enorme rispetto per l’Istituzione che Lei rappresenta, ma con altrettanta sincerità e determinazione. Ricordo bene il Suo intervento – devo dire, senza precedenti – dopo che furono eseguite le perquisizioni da parte dei magistrati di Salerno. Rimasi amareggiato, ma non meravigliato. Signor Presidente, questo sistema malato mi ha di fatto strappato di dosso la toga che avevo indossato con amore profondo. E il fatto che non mi sia stato più consentito di esercitare il mestiere stupendo di Pubblico ministero mi ha spinto ad accettare un’avventura politica straordinaria. Un’azione inaccettabile come quella che ho subìto può strapparmi le amate funzioni, può spegnere il sogno professionale della mia vita, può allontanarmi dal mio lavoro, ma non può piegare la mia dignità, nè ledere la mia schiena dritta, nè scalfire il mio entusiasmo, nè corrodere la mia passione e la volontà di fare qualcosa di utile per il mio Paese. Nell’animo, nel cuore e nella mente, sarò sempre magistrato.

Nella Politica, quella con la P maiuscola, porterò gli stessi ideali con cui ho fatto il magistrato, accompagnato dalla medesima sete di giustizia, i miei ideali e valori di sempre (dai tempi della scuola) saranno il faro del nuovo percorso che ho intrapreso. Darò il mio contributo affinchè i diritti e la giustizia possano affermarsi sempre di più e chi soffre possa utilizzarmi come strumento per far sentire la sua voce.

E’ per questo che, con grande serenità, mi dimetto dall’Ordine giudiziario, dal lavoro più bello che avrei potuto fare, nella consapevolezza che non mi sarebbe più consentito esercitarlo dopo il mandato politico. Lo faccio con un ulteriore impegno: quello di fare in modo che ciò che è successo a me non accada mai più a nessuno e che tanti giovani indossino la toga non con la mentalità burocratica e conformista magistralmente descritta da Piero Calamandrei nel secolo scorso, come vorrebbe il sistema di potere consolidato, ma con la Costituzione della Repubblica nel cuore e nella mente.

Luigi de Magistris Roma, 28 settembre 2009

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