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venerdì 11 settembre 2009

Giovanni Bevilacqua Prefazione al Catalago 2009





















Una armonica vetrina che ripercorre i passi artistici fondamentali e diventa magica cassa di risonanza dell’anima autentica dell’autore, questo Catalogo che rappresenta quasi il raggiungimento di un sogno cullato per tanti anni da Giovanni Bevilacqua, pittore-scultore (ma anche magistrale autore di ‘murales’ rievocativi) di casa nostra (ma non solo).
Parliamo indubbiamente di un artista che si è fatto da sé e che siamo certi vada ben oltre quel giudizio comune sentenziato da critici sapientoni, che definiscono gli artisti della nostra Città, “solo robetta di provincia e nulla più”.
Uno che ricorda sempre come sia stato spinto a lasciare i ‘disegnini’ per far pittura seriamente, dal trapanese Cristoforo Galia.

Ma che poi è maturato e cresciuto smisuratamente –da semplice autodidatta- grazie all’impegno personale che l’ha visto studiare e confrontarsi con gli altri, rapportarsi all’arte, alla gente ed al territorio. E dopo grandi rinascimentali come Caravaggio e Michelangelo osservati speciali come fatto culturale personale, le sue attenzioni si sono soffermate particolarmente (studiando anche di cubismo) su Salvator D’Alì, Giorgio De Chirico e Pablo Picasso.
Pervenendo quindi ad un personalissimo surrealismo, come se tale tecnica pittorica fosse state da sempre nei posti più reconditi del suo dna.
Il Catalogo 2009 di Bevilacqua si divide in tre parti, nella quali è possibile anche vedere il ‘maestro’ impegnato sul campo, ossia nel suo ‘atelièr’ di Villarosina o presso ‘location’ occasionali di estemporanee e persino assieme a personaggi della politica e dell’arte locale.

Nella prima parte –a cominciare dal 1976- Bevilacqua spazia con l’olio su tela nel naturalismo e quindi con i primi passi nel surreale.
L’apertura se la merita un emblematico “Scugnizzo napoletano”, mentre chiude in perfetto filo logico “Scassa pagghiara” (in cui il nostro autore entra nelle viscere delle problematiche giovanili).
Non mancano le nature morte che riproducono colori e sapori della nostra terra; avvenimenti drammatici come quello legato alle vittime della “Strage di Pizzolungo”; una personale interpretazione dei “Disoccupati trapanesi”, verosimilmente ripresi sullo scenario del Lungomare Dante Alighieri-Mura di Tramontana, o delle ricorrenti “Alluvioni” in Città. Danno spaziosità e brillantezza, cavalli in libertà o impazziti. Una incisione in ottone, una timida ‘mattanza’ e poi l’inclita vena del ‘far ritratto’ anche tra gli affetti familiari ed amici. Con punte di massima (ammirevoli particolari corporei riuscitissimi, nella pur decadente forma del ‘modello’, le cui mani sono tutte da leggere) per un grande artista stravagante ed estroso come Cristoforo Sparagna ed ancora per Tito Brandsma (carmelitano olandese, beatificato da Papa Wojtyla nel 1985).





















Seconda parte con opere di Scultura in pietra calcarea, alabastro, perlato di Sicilia custunacese, onice, marmo di Carrara, ceramica bronzata.
Oppure in legno di fico, cipresso, ulivo, pino. Salgono sulla ribalta lavori di spessore e perspicace esaltazione come il ”Cristo sofferente”, la “Metamorfosi”, “Vita vissuta”, “Sensazioni”, “la Dea e il Cigno”, “Maternità”, “Tritone tra le alghe”, “Ulisse”.
La Terza Parte è uno ‘spaccato’ di opere che vanno dall’olio su tela alla sperimentazione su cartoncino della matita (vedi C.Dickens e Ornella Nuti) o della china (vedi un fedelissimo ritratto di Karol Wojtyla).
Ma soprattutto partecipiamo al trionfo dell’olio su tela e del surrealismo, a cominciare da “La Mattanza” (targata 2001) indicata come capostipite del ‘periodo verde’ o dei colori freddi di Bevilacqua. E quindi l’incantevole quanto suggestivo “Giudizio Universale” del 2005, ovvero opera eletta del ‘periodo rosa’, a tinte più calde dunque: un olio su tela 192x18, che rappresenta la sua opera ‘massima’ per dimensioni ed impegno. Di questo periodo anche una “Mattanza di Favignana” del 2003, un’autentica opera da collezione che nulla ha da invidiare a celebratissime ‘mattanze ‘ immortalate da artisti celeberrimi. Le ultime ’perle’ targate annata 2009, gli oli su tela “Vecchio mulino e dintorni” e “Le saline”
Tutti lavori che ‘certificano’ e definiscono meglio l’artista Bevilacqua di oggi che riesce ad azzeccare perfette pennellate d’autore, immortalando anche uomini e cose della nostra provincia, scavando nelle curve e nelle pieghe rugose del vivere quotidiano.

Diciamo pure che la personalità ed i sentimenti di Bevilacqua, vengono espressi a meraviglia dai colori tenui propri di un ‘Beato Angelico’; o da quelli forti della passione o del dolore di un Masaccio; ed ancora dai colori tenui riposanti e silenziosi di un gran maestro del colore come Van Gogh.
Mentre nelle sue sculture, marmo, legno, pietra o bronzo perdono tutta la loro rigidità ammorbidendosi come carne o stoffa da ingentilire.
La materia tanto dura, insomma, viene domata e prende straordinaria vitalità.
Si è sottolineata di Bevilacqua la grande umiltà che diventa genialità, forgiando in lui l’artista egregio dalle cui opere trasuda luce e poesia e la cui messaggerìa risulta autenticamente universale.
Pittore enigmatico e suggestivo, che affascina per la sua tecnica magistrale e per l’originalità espressiva, sostengono i più.
Doveroso citare il suo inserimento nel Dizionario della Pittura Italiana Contemporanea e come gli studi all’Accademia Alternativa han fatto sì che venisse quindi insignito ‘Cavaliere dell’Arte’.
A me piace ribadire come il suo ‘divin pennello’ e un ‘magistral scalpello’, riescono mirabilmente a smaterializzare -soffiando loro la vita- tele e sculture, irrimediabilmente specchio fedele di un animo sensibilissimo ed amante del bello!

Giuseppe Ingardia

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"E' chiaro che il pensiero dà fastidio
anche se chi pensa e' muto come un pesce
anzi un pesce e come pesce è difficile da bloccare
perchè lo protegge il mare com'è profondo il mare"